Inizia a placarsi – forse – l’onda d’urto delle proteste scatenatesi in Francia dopo la morte del giovane Nael per mano di un membro delle Forze dell’Ordine. L”uccisione del ragazzo il 27 giugno ha infatti scatenato una vera e propria guerriglia urbana che da Nanterre ha presto coinvolto tutte le principali città francesi. A sei giorni dallo scoppio delle violenze, dunque, il bilancio è di oltre 3mila arresti, 808 membri delle Forze dell’ordine feriti, 6mila veicoli dati alle fiamme e più di mille edifici danneggiati. La drammaticità degli eventi di questi giorni ha così riacceso il dibattito sulle politiche di immigrazione ma soprattutto di integrazione operate dalla Francia, e non solo.
Proteste in Francia, Sardone (Lega): “Il radicalismo può diventare un problema anche in Italia”
Sei giorni di proteste, violenze, danneggiamenti e aggressioni in Francia potrebbero iniziare a volgere al termine. La fase più acuta della sollevazione popolare scatenata dalla morte di Nael, un giovane cittadino francese di seconda generazione sembra infatti essersi conclusa. Non per questo, però, le ferite di quanto accaduto saranno presto rimarginate, sia per quanto riguarda la conflittualità sociale sia per gli ingenti danni materiali provocati dalla guerriglia.
La portata di questa ondata di proteste e violenze ha riacceso così il dibattito sull’immigrazione e sulla politiche di accoglienza. Particolarmente critica, in questo senso, l’europarlamentare della Lega Silvia Sardone che, in questa intervista esclusiva a TAG24, spiega i suoi timori circa la radicalizzazione delle seconde e terze generazioni di fede islamica.
Onorevole Sardone, qual è la sua opinione circa le violentissime proteste che hanno, in questi giorni, messo a ferro e fuoco la Francia?
“Quello che sta accadendo in Francia, ma anche in altri Paesi come il Belgio, è sicuramente allarmante. Io temo che il radicalismo islamico possa diventare un problema anche in Italia. Lo stesso ex premier Valls ha detto che l’islamismo in Francia ha un ruolo eccessivo. Come dicevo poi nel video che ha scatenato l’ira di questo trapper Baby Gang – il quale ha minacciato me e Salvini – in Francia ci sono 150 enclave in cui le istituzioni sono assenti e le bande di criminali crescono tra delinquenza e islamismo.
Quello che è accaduto in questi giorni, purtroppo, ha poco a che vedere con l’uccisione del povero ragazzo. Stiamo vedendo infatti le seconde generazioni islamiche che in qualche modo alzano la testa per ribellarsi con odio verso una cultura occidentale che noi, invece, dobbiamo assolutamente difendere.”
Quello che accade in Francia nasce un erroneo modello di accoglienza o ci sono ragioni più profonde?
“Qua siamo di fronte un problema di integrazione che, quando diviene miraggio, crea la tendenza all’islamizzazione. Questo accade in Francia ma anche in tutte quelle periferie dove lo Stato è poco presente. Succede, infine, anche a Milano. Le istituzioni, però, devono fare le istituzioni. Noi, dall’altro canto, abbiamo il dovere di non indietreggiare sui nostri valori e sulle nostre tradizioni”.
Cosa sta accadendo a Milano?
“A Milano ci sono interi quartieri dove il radicalismo sta prendendo piede. Ecco perché quello che vediamo in Francia è solo l’epilogo di qualcos’altro”.
È notizia di ieri che il pool party rivolto alle donne musulmane in Brianza è stato annullato, anche a seguito della denuncia della sua collega Tovaglieri. È soddisfatta si sia giunto a questo risultato?
“Sono contenta che la festa sia stata annullata, ma mi risulta che si stiano organizzando per farla altrove. E questo mi preoccupa molto, soprattutto come donna. Anche perché in piscina devono poter andare tutti, al contrario di quello che prevedeva questo evento.
Io credo che questo modello sia il contrario di libertà. Anche il velo, per quanto alcune campagne europee lo vogliano far passare come simbolo di integrazione, non è libertà. Casomai è simbolo di sottomissione.
Sicuramente non voglio vivere in un Paese in cui le donne per andare in piscina devono andare sole e senza riprese video. Io sono una donna, sono occidentale, sono libera e voglio poter tutelare la mia libertà e quella delle altre donne“.
Come giudica quanto ottenuto dalla presidente del Consiglio Meloni all’ultimo Consiglio europeo in tema di immigrazione?
“Sicuramente, se dovessi guardarmi indietro, il momento in cui l’Italia ha ottenuto il migliore risultato dal punto di vista del contrasto agli sbarchi è stato quando Matteo Salvini era ministro all’Interno. Bene ha fatto la Meloni a provare a lavorare con l’Europa per bloccare gli sbarchi. Però è chiaro che se l’Europa non farà l’Europa, l’Italia non farà l’Italia. Noi andiamo avanti”.