La vittoria del primo mondiale MotoGP resterà indimenticabile per Pecco Bagnaia che però ora è consapevole di aver iniziato un nuovo ciclo. Il pilota Ducati ha concesso una lunga intervista a Sky in occasione della festa dei 20 anni della “Casa dello Sport” trattando svariati temi, tra cui naturalmente quello sportivo.

In primis, c’è il ricordo vivo di un mondiale intenso che lo scorso anno l’ha visto protagonista di una rimonta folle e che invece quest’anno lo vede nella veste di “capofila”. L’ultimo successo ad Assen è stata solamente una conferma, ma intanto è sembrato proprio questo uno dei temi più caldi emersi dalle parole del torinese:

La vittoria del Mondiale ha cambiato un po’ il mio modo di approcciarmi alle cose, il mio modo di vivere. È cambiato tutto, sia sportivamente sia privatamente. Nel 2022 ero io a rincorrere, in questa stagione siamo in una situazione diversa: abbiamo buttato via un po’ di punti, però essere il riferimento mi dà gusto, mi spinge sempre a migliorare. È bello che sia così, sono contento. Avere così tante moto veloci è tosta, però è bellissimo, è una competizione che ti motiva tanto e che ti fa venire voglia di dare sempre un po’ di più

MotoGP, Bagnaia sulla vittoria del Mondiale e il ruolo di Valentino Rossi

Non è una novità, poi, che parte dei meriti del successo di Pecco sia anche dovuta al Dottore. Valentino Rossi con la sua VR46 Academy ha infatti ispirato e poi cresciuto sportivamente tutti i talenti del motomondiale italiano e proprio sul rapporto con lui, Bagnaia ha voluto spendere qualche parole preziosa:

Sicuramente Valentino mi ha aiutato molto l’anno scorso, gli ho chiesto tante cose, ho basato le mie scelte durante i weekend di gara su ciò che mi diceva lui. Sto continuando a farlo, è fondamentale

Infine, un pensiero al futuro e ad un possibile ruolo da commentatore, in tema con il programma dell’emittente televisiva che celebrava i suoi vent’anni:

Adesso lo farei, non so fra 20 anni. Quando smetti hai un po’ paura che la gente si dimentichi di cosa hai fatto. C’è chi ne soffre di più e chi ne soffre di meno