Pensioni e l’austerità della legge Fornero. È ancora possibile lasciare il sistema contributivo e andare in pensione, ma prima di comprendere “Chi potrà lasciare il sistema contributivo“, è importante sottolineare le variazioni apportate al sistema previdenziale negli ultimi 50 anni.

La riforma più contestata del sistema previdenziale italiano è stata introdotta con l’art. 24 del D.lgs. 201/2011, convertito con modificazioni dalla Legge 214/2011, con la quale il Legislatore ha istituito l’innalzamento dei requisiti per l’accesso alla pensione.

Successivamente, sono state introdotte almeno 9 norme di salvaguardia per tutelare alcune categorie di lavoratori, i quali si sono trovati senza retribuzione o pensione a causa del drastico cambiamento dei requisiti pensionistici.

In sostanza, prima di affrontare il tema di “Chi potrà lasciare il sistema contributivo”, analizziamo nel dettaglio i punti salienti delle modifiche più importanti apportate al sistema previdenziale italiano.

Pensioni: tra l’austerità della Fornero e la flessibilità della Quota 41 Ibrida

La legge Fornero non è stata la prima riforma del sistema previdenziale. Prima di essa, nel 1995,  è stata introdotta la riforma Dini, che ha introdotto un sistema di calcolo contributivo meno vantaggioso rispetto al retributivo.

Successivamente, è stata la volta della manovra Salva – Italia per ripristinare l’equilibro dei conti pubblici e garantire la sostenibilità del sistema previdenziale italiano nel lungo termine.

La riforma “lacrime e sangue” del 2012, ha cancellato i pochi vantaggi previdenziali esistenti e ha creato incertezze per i periodi antecedenti.

Questo intervento previdenziale ha incontrato una forte resistenza da parte della maggioranza politica e delle parti sociali, a causa dell’innalzamento dell’età pensionabile.

Indipendentemente dalle flessibilità introdotte con le “quote” che consentono l‘uscita anticipata in base ai requisiti anagrafici e contributivi.

Quali sono i requisiti per andare in pensione con Quota 41 ibrida?

Attualmente, grazie alla legge Fornero, l’età per ottenere la pensione di vecchiaia è di 67 anni. Mentre, la pensione anticipata si ottiene con un accumulo contributivo pari a 42 o 41 anni e 10 mesi. Con una differenza di un anno di contribuzione tra uomini e donne. Requisiti correlati all’adeguamento dell’aspettativa di vita.

Successivamente, sono state introdotte diverse misure, come Quota 41 usuranti, Opzione donna, Ape sociale, Quota 100, fino ad arrivare a Quota 103 (64 anni e 41 di contributi).

Durante la fase preelettorale, il cavallo di battaglia è stata la proposta di Quota 41 per tutti, senza il requisito anagrafico.

Ad oggi, per la riforma pensioni, si parla dell’introduzione di un rinnovo della Quota 41 ibrida, vincolata a una soglia anagrafica che non scende sotto i 61 anni e un’anzianità contributiva pari a 41 anni.

Cosa prevede la legge Fornero dopo il 2026?

Il 31 dicembre 2026, le condizioni di accesso alla pensione anticipata o alla pensione di vecchiaia prevista dalla Legge Fornero non subiranno modifiche. Ma, il requisito anagrafico verrà adeguato all’aspettativa di vita.

Attualmente, e fino al 2026, per l’accesso alla pensione anticipata ordinaria sono richiesti 42 o 41 anni e 10 mesi di contributi. Per la pensione di vecchiaia, è necessario aver perfezionato 67 anni di età e 20 anni di contributi.

Tuttavia, una riflessione realizzata da IlSole24Ore, pone in rilievo quanto la proiezione futura della riforma pensionistica del 2024. Prima di comprendere i possibili scenari previdenziali futuri, è importante considerare i diversi ostacoli che potrebbero impattare drasticamente sui conti previdenziali.

D’altra parte, i rapporti sulla previdenza della Ragioneria generale dello Stato hanno chiaramente mostrato l’impatto delle riforme a partire dal 2004 che hanno portato a una riduzione del 6% dell’incidenza della spesa pensionistica sul Pil fino al 2060.

Questo rappresenta il punto principale della riforma 2024: al fine di mantenere l’equilibro dei conti previdenziali, non si potrà tornare ai tempi precedenti alla riforma Fornero.

Esiste un chiaro consenso sia tra la maggioranza politica che tra le parti sociali. Entrambi optano per l’introduzione di forme flessibili di uscita, senza abbandonare il sistema contributivo o incidere sulla spesa previdenziale.

 Chi potrà lasciare il sistema contributivo?

 La riforma Fornero ha avuto un forte impatto sulla gestione delle pensioni obbligatorie nel settore pubblico. A partire dal 1° gennaio 2012, il calcolo retributivo della pensione non è più attivabile per i lavoratori.

Tuttavia, viene applicato per una parte della pensione. Se i lavoratori hanno accumulato un’anzianità contributiva antecedente e non aderiscono a formule esclusive basate esclusivamente sul calcolo contributivo.

In pratica, i lavoratori che hanno accumulato almeno 18 anni di contributi entro il 31 dicembre 1995 ottengono una pensione calcolata secondo il sistema retributivo fino al 31 dicembre 2011. Successivamente, viene applicato il sistema contributivo per il calcolo del resto della pensione.

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