“Gli stipendi in Italia sono così bassi perché legati alla produttività e la crescita che sono stagnanti. Quindi oltra a fissare un salario minimo, che è già abbondantemente rappresentato dalla contrattazione collettiva, bisogna ragionare soprattutto su come aumentare la produttività e l’efficienza del nostro Paese. Un Paese più ricco genere salari più ricchi”, così Naike Gruppioni, deputata di Italia Viva, intervenuta al Tg Plus di Cusano Italia Tv condotto da Aurora Vena.
Gruppioni: “Italia Viva non si è tirata fuori dalla proposta di salario minimo”
Pd, M5s, Azione, Alleanza Verdi e Sinistra e Più Europa hanno sottoscritto insieme una proposta di salario minimo orario fissato a 9 euro l’ora. Italia Viva invece si è smarcata dal resto delle opposizioni.
“Italia Viva non si è tirata via da un’analisi della proposta del campo largo sul salario minimo” – continua Gruppioni. “Italia Viva si prefigge di analizzare la proposta punto per punto perché non esclude la bontà della proposta a priori. La nostra ricetta per combattere il lavoro povero si articolo su tre punti: modernizzazione, digitalizzazione e la formazione legata al nuovo tipo di tecnologia applicata alla realtà produttiva. Tutti vogliamo sostenere il Paese. A nostro avviso la contrattazione collettiva fino ad ora ha fatto un ottimo lavoro di tutela creando un equilibrio doveroso tra domanda e offerta”.
Gran parte dell’Europa ha scelto il salario minimo: esiste in 21 paesi Ue su 27. In Germania arriva a 12 euro mentre in Francia, Belgio, Paesi Bassi e Irlanda è sopra gli 11.
“Il lavoro in Italia, rispetto agli altri Paesi, è molto al di sotto della media. Un lavoratore italiano guadagna 10 mila euro in medio rispetto al lavoratore francese, e 15 mila in meno rispetto ai tedeschi. Il Pil è cresciuto costantemente e abbondantemente dagli anni 70 agli anni 90. Poi si è arenato. La mancata crescita del Pil è andata di pari passo con la mancata crescita dei salari. La produttività è la misura dell’efficienza ed è un fattore indispensabile per determinare i salari. Perché lo stipendio è lo specchio dell’economia di un Paese. Noi abbiamo un problema di produttività e competitività ecco perché il salario non cresce. Nessuno esclude la possibilità di ragionare su una proposta di salario minimo”, conclude la deputata renziana.