Spuntano nuovi, inquietanti dettagli sull’omicidio di Alice Scagni, la 34enne uccisa dal fratello Alberto il primo maggio del 2022. Nel corso del processo a carico del 42enne – accusato di omicidio volontario pluriaggravato -, l’accusa avrebbe infatti rivelato per la prima volta alcune chat intercorse tra la vittima e sua madre poco prima del delitto. Nei messaggi la giovane mamma si mostrava preoccupata per le condizioni di salute del fratello e ammetteva di averne paura.

Omicidio di Alice Scagni: le chat intercorse tra la 34enne e la madre poco prima di morire

Bisogna intervenire per Alberto… sinceramente continuo ad avere paura… non me lo voglio ritrovare sotto casa a Genova.

Sono queste le parole che Alice Scagni avrebbe scritto alla madre, Antonella Zarri, il 4 gennaio, pochi mesi prima di morire per mano del fratello, Alberto, a pochi passi dal portone della sua abitazione. Era uscita per portare giù il cane quando, nel buio, era stata raggiunta dall’uomo, che l’aveva aspettata, e accoltellata per 24 volte. Quella sera, sotto casa sua, avrebbe dovuto trovarsi una pattuglia, come richiesto dai suoi genitori che, già da tempo, avevano parlato agli inquirenti della possibilità che il figlio compiesse gesti violenti.

Per questo motivo le chat intercorse tra lei e la vittima, rese note nel corso del processo a carico del 42enne, che ora rischia l’ergastolo, confluiranno anche nel fascicolo d’inchiesta che vede indagati forze dell’ordine e psichiatri per presunta omissione di atti d’ufficio, omessa denuncia e morte come conseguenza di altro reato, per non aver dato adito alle richieste della famiglia Scagni, che ha sempre parlato di una “morte annunciata”. Nel mirino di chi indaga sarebbero finiti, in particolare, due agenti della questura e un medico del Centro di salute mentale della Fiumara, lo stesso che Zarri avrebbe chiamato per ben 63 volte in 45 giorni, chiedendo di visitare il figlio (prima di ricorrere a un eventuale Tso, come messo in luce dalla psichiatra che allora lo aveva seguito).

Tossicodipendente, con diversi problemi psichici e precedenti alle spalle, Alberto, infatti, era alla continua ricerca di soldi e, nel tempo, si era fatto sempre più violento e minaccioso, soprattutto dopo il rifiuto dei suoi familiari di accordargli nuovi prestiti. Pochi giorni prima di uccidere la sorella, aveva aggredito la nonna, sua vicina di casa, dopo aver dato fuoco alla porta della sua abitazione. In una lettera indirizzata ai magistrati, l’anziana, preoccupata per le sorti del resto della famiglia, aveva quindi scritto:

Fate in modo che mio nipote Alberto resti in carcere per tutta la vita. Se mai dovesse uscire, sono sicura che la prima vittima sarebbe il figlio di Alice.

La questione della capacità di intendere e di volere

Nonostante la perizia psichiatrica lo abbia giudicato semiinfermo di mente, Alberto Scagni è stato comunque ritenuto in grado di affrontare il processo a suo carico. Sulla sua presunta capacità di intendere e di volere ci sono, però, molti dubbi: secondo il perito nominato dalla Procura, il 42enne sarebbe totalmente capace. Per quello nominato dai genitori, invece, totalmente incapace, proprio per via dei suoi problemi psichici.

L’uomo ha più volte puntato il dito contro la sua famiglia per quanto accaduto, sostenendo di esserne stato “torturato psicologicamente” per ricevere le cure che non avrebbe voluto affrontare. In una delle lettere scritte durante la reclusione, si era chiesto come stesse la sorella, come se non si rendesse conto di averla uccisa, ma, dopo aver parlato con un altro detenuto, aveva anche fatto delle ipotesi sulla possibile condanna che avrebbe ricevuto. Allo stato attuale rischia l’ergastolo. Gli sono state riconosciute, infatti, le aggravanti della crudeltà e della premeditazione.