È ormai trascorso un anno dal drammatico crollo della Marmolada, e a ricordare la vicenda c’è il “re degli ottomila metri” Reinhold Messner. Il noto alpinista è intervenuto ieri, domenica 2 luglio, a Canazei, ospite della serata “Marmolada, il futuro della montagna al tempo del cambiamento climatico”. Una sorta di inaugurazione di una tre giorni di iniziative dedicate alla tragedia in occasione del suo primo anniversario.
La montagna è là e ci offre la possibilità di emozionarci. Contiene però per sua natura dei pericoli: si tratta di ambienti che non possono essere esenti da rischi. E allora noi non possiamo che accettarlo, ma per questo siamo chiamati a frequentare le vette con questa consapevolezza e usando la massima prudenza.
Ai microfoni de La Repubblica Messner ripercorre quei dolorosi istanti, la cui “lezione” è “che quanto successo, da qualche parte, si ripeterà“.
L’alpinismo lo sa e ne tiene conto, il turismo no ed è vittima della propria essenza di massa. Solo un salto di qualità culturale del turismo eviterà altre stragi.
Messner ricorda il crollo della Marmolada: la cronistoria della tragedia
Il fatto risale esattamente ad un anno fa, quando il crollo di 63.300 metri cubi di ghiaccio travolse diverse cordate di alpinisti. Il blocco di ghiaccio precipitò ad una velocità di 50-80 metri al secondo, provocando 11 vittime.
Un disastro figlio dell’aumento delle temperature: per questo è importante ricordare, cercando di fare in modo che l’incidente non si ripeta. Proprio nel segno del ricordo la Val di Fassa ha organizzato un weekend di celebrazioni. Culminato con la messa, in programma oggi, per ricordare le 11 persone coinvolte. Al termine della celebrazione, la deposizione di una targa in uno spazio commemorativo.
Lo scorso giugno l’inchiesta venne archiviata dal Gip del Tribunale di Trento: secondo i giudici si era trattato, appunto, di “un crollo imprevedibile“, provocato perlopiù dalle alte temperature e dallo scioglimento della neve di superficie.
Oggi, sottolinea il presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti, la Provincia “è impegnata nei monitoraggi con sistemi avanzati”: lo scopo è quello di indagare sulla presenza di acqua liquida nel ghiacciaio, in modo da prevenire nuovi drammi.
Ma la montagna deve continuare a essere vissuta.