Pensioni, cosa succede se si lascia il lavoro in anticipo a 53-55 anni di età e con 27 anni di contributi? È questa la domanda che si fanno molti lavoratori che hanno l’obiettivo di andare in pensione quanto prima a seconda della propria posizione lavorativa e contributiva. Tuttavia, molti contribuenti devono considerare attentamente tutte le conseguenze di una simile scelta, consistenti soprattutto in un numero di anni elevato senza avere la possibilità di un reddito. A fronte di questo scenario, per molti contribuenti la scelta si traduce in un meno radicale “quit quitting“, ovvero lo svolgimento rigoroso della propria mansione nel rispetto degli orari di lavoro, eseguendo il minimo indispensabile.
Nessuna ambizione, quindi, nemmeno di guadagnare più del minimo spettante. Il tutto in attesa di arrivare alla pensione o, quanto meno, di avvicinarsi il più possibile ai requisiti di uscita. Succede allora che chi oggi ha intorno ai 53-55 anni con un numero di contributi sotto i 30 anni, deve valutare attentamente la propria situazione previdenziale che esclude la possibilità di agganciare i vari paracadute dell’Inps.
Pensioni, cosa succede se si lascia il lavoro a 53-55 anni con 27 di contributi?
Quali prospettive di pensionamento ha oggi chi è circa 53-55 anni con meno di 30 anni di contributi, ad esempio 27 anni? Si tratta del classico caso di un lavoratore alle dipendenze, con uno stipendio netto che supera i 2.000 euro al mese (circa 35.000 euro all’anno lordi), e tanti anni ancora da lavorare per arrivare alla pensione. In un contesto del genere, è da considerare che mancano ancora svariati anni per arrivare alla pensione di vecchiaia, il tempo utile affinché la speranza di vita allontani ulteriormente questo traguardo. Per chi oggi ha sui 53 anni, la pensione di vecchiaia arriverà all’età di 68 anni circa, un anno in più rispetto all’uscita prevista nel 2023 e nei prossimi due anni.
È quindi indispensabile valutare attentamente cosa significhi il non avere un reddito mensile per un periodo di anni così lungo. A tal proposito, risulta difficile arrivare anche a un paracadute previdenziale per i lavoratori che hanno iniziato a lavorare qualche anno prima dei 30 anni di età. Molte delle misure sono a vantaggio dei contribuenti precoci, ovvero di chi abbia iniziato a lavorare in età adolescenziale e oggi abbia, all’incirca, 40 anni di contributi.
Pensioni, lasciare il lavoro in anticipo: ecco i calcoli da fare e quali possibilità di uscita con pensione anticipata
A tal proposito, nel nostro caso, il lavoratore di 53 anni con 27 anni di contributi versati è lontano anche dalla pensione anticipata dei soli contributi. Infatti, l’uscita ammessa oggi con 42 anni e dieci mesi di contributi – e destinata a salire di requisiti dopo il 2026 – non può essere agganciata dal contribuente del nostro esempio prima della maturazione dei requisiti della pensione di vecchiaia. Pertanto, anche in questo caso chi punta alla pensione anticipata dei soli contributi per risparmiare qualche anno di lavoro, deve aver iniziato a lavorare (in maniera continuativa) entro l’età dei 20 anni circa. Per lo stesso motivo, non sono agganciabili le quote, l’ultima della quale (la quota 103) richiede 41 anni di contributi.
Pensione anticipata con metodo contributivi, come si accede per uscita a 64 anni?
Una delle possibilità di anticipare la pensione riguarda la pensione anticipata dei lavoratori del metodo contributivo, ovvero di chi abbia iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995. Tale formula consente di uscire all’età di 64 anni (requisito soggetto alle variazioni della speranza di vita) unitamente a 20 anni di contributi. Ammettendo che il lavoratore del nostro esempio abbia dei contributi versati entro la fine del 1995 (sistema misto), la possibilità di agganciare questa formula risiede nel computo dei contributi.
In particolare, tale computo si fa all’Inps al momento del pensionamento e richiede di avere almeno un mese di versamenti nella Gestione separata Inps. A tali condizioni, il lavoratore tra i 53 e i 55 anni può andare in pensione anticipata a 64 anni e dieci mesi. L’ulteriore requisito che la norma previdenziale richiede è il raggiungimento di una pensione futura pari a 2,8 volte il trattamento minimo. La soglia del 2023 da raggiungere è di almeno 1.419 euro lordi al mese.