Quanto aumenta la pensione di reversibilità nel 2023? Quanto aumenta la pensione a luglio 2023? I cambiamenti, i rallentamenti e le novità hanno travolto anche la pensione di reversibilità. Molti lettori hanno richiesto maggiori dettagli sulle modifiche apportate ai trattamenti previdenziali, specialmente quelle che riguardano la pensione di reversibilità. Analizziamo nel dettaglio le principali modifiche sulla pensione ai superstiti.
Pensione di reversibilità, cambiano gli importi
Il sistema previdenziale italiano, per il più delle volte ha coinvolto le pensioni dei superstiti, ovvero di uno dei coniugi non estinti. A seguire, il rapporto si ridimensionava per i genitori, fratelli e sorelle a carico del defunto titolare della prestazione economica previdenziale.
Se viene a mancare un pensionato, agli eredi superstiti (moglie o marito), viene riconosciuto un trattamento pensionistico diretto. Se, invece, viene a mancare un lavoratore al superstite, viene riconosciuta la pensione indiretta, a condizione che siano soddisfatti i requisiti contributivi.
A chi spetta la pensione di reversibilità?
La pensione ai superstiti corrisponde alla quota percentuale della pensione che avrebbe dovuto avere l’assicurato deceduto.
L’INPS riconosce il trattamento pensionistico ai superstiti:
- il coniuge o l’unito civilmente;
- il coniuge separato;
- il coniuge divorziato a condizione che sia titolare dell’assegno divorzile, che non sia passato a nuove nozze e che la data di inizio del rapporto assicurativo del defunto sia anteriore alla data della sentenza che pronuncia lo scioglimento o la cessazione degli effetti civili del matrimonio.
L’INSP nella pensione di reversibilità riconosce il superstite a carico dell’assicurato o del pensionato venuto a mancare. Per la verifica dell’accertamento di coabitazione o della vivenza a carico, va spiegata la necessita della convivenza del familiare superstite a carico con il defunto.
In presenza di figli studenti viene riconosciuta la pensione ai superstiti. La presenza di una attività lavorativa che garantisce il minimo di rendita non viene considerata motivo ostativo al rilascio del beneficio.
L’INPS considera per il periodo relativo allo svolgimento dell’attività lavorativa, un reddito annuo non più alto o superiore al valore del trattamento minimo annuo di pensione previsto dal Fondo Pensioni lavoratori dipendenti incrementato da una maggiorazione del 30%.
Quanto aumenta la pensione di reversibilità nel 2023?
Le principali modifiche apportate alla pensione di reversibilità, riguardano l’aumento dovuto all’applicazione della perequazione annuale correlata al tasso di inflazione. Si tratta di un incremento introdotto regolarmente per tutte le prestazioni economiche previdenziali, finalizzato a ridurre la perdita del poter di acquisto dei pensionati.
A seguito delle misure introdotte dal Governo italiano nella legge di Bilancio 2023, a partire dal 1° gennaio 2023 è stato previsto l’applicazione di un tasso dell’8,8%, comprensivo del tasso di rivalutazione piena del 7,3%, a cui viene sommato un ulteriore 1,5% come punto percentuale straordinario per il 2023, mentre per il 2024 sarà del 2,7%.
Quanto aumenta la pensione a luglio 2023?
Altro intervento confermato dall’INPS riguarda l’aumento sulle pensioni al trattamento minimo, con l’applicazione delle somme arretrati calcolati per il 2023:
- 1,5% per i soggetti di età pari o inferiore a 75 anni;
- 6,4% per i soggetti di età superiore a 75 anni.
L’aumento sulle pensioni che non superano il trattamento minimo sarà riconosciuto da gennaio 2023 a dicembre 2024, inclusa la tredicesima mensilità. Nel 2023, viene riconosciuto un trattamento minimo del valore provvisorio pari a 563,74 euro mentili. Per maggiori dettagli si rimanda alla circolare INPS 3 aprile 2023, n. 35.
Per maggiori ulteriori dettagli, si rimanda alla sezione dedicata alla pensione di reversibilità nella pagina dell’INPS.
Come presentare la domanda della pensione di reversibilità
Se il richiedente dispone delle credenziali digitali può inoltrare la richiesta tramite la modalità telematica direttamente dal sito dell’INPS con le credenziali di accesso, come SPID, CNS o CIE. In alternativa, è possibile rivolgersi a un patronato.