Chi può andare in pensione in anticipo? Quando è possibile andare in pensione il prima possibile? Il tema pensionistico è forse uno dei più sentiti. Sono tanti, forse troppi, i lavoratori che ogni giorno cercano di capire se possono anticipare l’uscita dal lavoro collocandosi in quiescenza prima dei 67 anni di età previsti per la pensione di vecchiaia. L’insicurezza per il futuro previdenziale persiste, cresce persino e si presenta sempre più concentrata ogni giorno. All’orizzonte non appare una riforma previdenziale stabile e sicura. Per ora, analizzeremo le misure attive fino al 31 dicembre 2023.

Chi può andare in pensione in anticipo?

Per anticipare l’uscita dal lavoro, è necessario richiedere l’accesso a un trattamento economico previdenziale anticipato. Si tratta di accedere a deroghe, scivoli e indennità riconosciute dal sistema previdenziale italiano, a condizione che si soddisfino i requisiti anagrafici e contributivi previsti dall’attuale normativa.

Tuttavia, anticipare il trattamento previdenziale ordinario comporta delle limitazioni o penalizzazioni. Vediamo insieme quali sono.

In pensione con Quota 103: i requisiti INPS

Se hai raggiunto 62 anni di età e hai accumulato 41 anni di contributi, sappi che puoi andare in pensione richiedendo l’accesso alla misura Quota 103, a condizioni soddisfi altri criteri. Si tratta di una misura introdotta dal governo italiano in sostituzione della Quota 102, ma soprattutto, introdotta per ammorbidire (si fa per dire) il ritorno dei requisiti imposti dalla legge Fornero.

Tuttavia, rispetto alle precedenti quote previdenziali, questa forse è la più penalizzante. Come è noto, la pensione anticipata Quota 100, non includeva penalizzazione sull’importo dell’assegno e includeva un accumulo contributivo molto più basso.

Utilizzando questa misura per andare in pensione non potrai cumulare redditi da lavoro, a condizione che il reddito rientri in un tetto fino a 5.000 euro lordi annui. L’assegno pensionistico sarà liquidato tenendo conto di limite pari a 5 volte il trattamento minimo.

In pensione con Opzione donna: occhio alle condizioni

Il governo italiano nella legge di Bilancio 2023, ha introdotto delle modifiche alla struttura della pensione Opzione donna. Si tratta di correttivi che hanno modificato l’accesso alla pensione a poche categorie di lavoratrici. Infatti, l’accesso al pensionamento anticipato non solo è correlato al sistema contributivo, che prevede una penalizzazione di circa il 30%, ma la misura è stata riequilibrata per la categoria dei profili meritevoli di tutela.

Attualmente, possono utilizzare la misura Opzione donna le lavoratrici che hanno perfezionato i requisiti normativi entro il 31 dicembre 2022. Nello specifico, secondo quanto riportato dall’INPS i requisiti per l’accesso al trattamento sono:

  • età anagrafica pari a 60 anni, ridotta in presenza di figli a 59 o 58 (con uno o più figli);
  • almeno 35 anni di contributi;
  • provenienti da imprese in crisi, per cui è presente un tavolo attivo di gestione della crisi aziendale;
  • caregiver, secondo le disposizioni previste nella legge quadro 104;
  • invalidità civile dal 74%.

In pensione con Quota 41 precoci: regole e condizioni

La pensione anticipata precoci non va confusa con la Quota 41 per tutti tanto pubblicizzata, ma difatti poco attuabile.

Infatti, la misura Quota 41 precoci prevede l ‘accesso alla pensione con un accumulo contributivo di 41 anni, a prescindere dall’età anagrafica, a condizione che vengano soddisfatti altri criteri normativi. Innanzitutto, la misura prevede un accumulo contributivo di almeno 12 mesi registrati prima dei 19 anni di età. Peraltro, l’accesso al trattamento viene riservato alle categorie meritevoli di tutela, per cui rientrano nella pensione i lavoratori che appartengono alla categoria di disoccupati, caregiver, invalidi civili dal 74%, lavoratori usuranti, notturni a turni o lavoratori gravosi. Per maggiori dettagli, si rimanda alla pagina ufficiale dell’INPS.

Anticipo pensionistico Ape sociale: scivolo garantito dallo Stato italiano

Il primo scivolo garantito dallo Stato italiano è sicuramente l’anticipo pensionistico Ape sociale. Si tratta della possibilità di ricevere un assegno previdenziale già a 63 anni con almeno 30 anni di contributi. Tuttavia, è importante sottolineare che l’accesso all’anticipo è riservato alle categorie meritevoli di tutela. Purtroppo, questo scivolo previdenziale prevede il rilascio di un’indennità riconosciuta fino al perfezionamento dei requisiti per la pensione ordinaria. Tuttavia, non prevede diversi diritti, come ad esempio la rivalutazione, l’adeguamento al minimo e la reversibilità

Possono richiedere l’accesso al trattamento i disoccupati, caregiver, invalidi civili dal 74% e lavoratori gravosi, se raggiunti 63 anni di età e almeno 30, 32 o 36 anni di contributi a seconda della categoria di appartenenza. L’importo dell’anticipo pensionistico Ape sociale non può superare i 1.500 euro mensili riconosciuti per 12 mesi.