“La ricerca scientifica, benché quasi costantemente guidata dal ragionamento, è pur sempre un’avventura”. E’ il pensiero di Louis Louis de Broglie (Dieppe, 15 agosto 1892 – Louveciennes, 19 marzo 1987), fisico, matematico e storico francese che si impose all’attenzione del mondo scientifico per le innovative teorie sul dualismo onda-particella della materia, aspetto fondamentale della meccanica quantistica, per il quale vinse il Premio Nobel per la fisica nel 1929.

Dopo novanta anni un altro scienziato Giorgio Parisi ripete più o meno la stessa considerazione: “La scienza è un enorme puzzle e ogni pezzo che viene messo al posto giusto apre la possibilità di collocarne altri. In questo gigantesco mosaico, ogni scienziato aggiunge delle tessere, con la consapevolezza di aver dato il suo contributo e che, quando il suo nome sarà dimenticato, anche coloro che verranno dopo saliranno sulle sue spalle per vedere oltre. Più esploriamo l’universo, più scopriamo nuove regioni da esplorare, e ogni scoperta ci permette di formulare tante nuove domande che prima non eravamo in grado di formulare”.

Louis de Broglie e Giorgio Parisi, stesso pensiero a 90 anni di distanza 

E l’esplorazione è un’avventura dove ci portano per mano gli scienziati verso i quali, afferma Parisi, c’è una “sfiducia di massa” che “può anche essere dovuta a una certa arroganza degli scienziati che presentano la scienza come saggezza assoluta, rispetto ad altre conoscenze discutibili, anche quando non è così. Il rifiuto di accettare i limiti può indebolire il prestigio degli scienziati, che a volte ostentano una sicurezza eccessiva e infondata“. Per rimediare forse basterebbe dire che la scienza non è una scienza esatta, proprio perchè ogni scoperta è fatta per aprire la strada a nuove scoperte.

Stefano Bisi

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