Si è conclusa la missione del Vaticano a Mosca, dove il Santo Padre ha provveduto ad inviare una delegazione per tentare di aprire una strada alla pace nell’ambito del conflitto con l’Ucraina. In due giorni di incontri, l’inviato del Papa presso il Cremlino ha segnalato l’esigenza di non fermare il dialogo di pace alle due capitali coinvolte nella guerra, ma di estenderlo ad altri possibili interlocutori, come Usa e Cina.

I risultati della visita saranno portati alla conoscenza del Santo Padre, in vista di ulteriori passi da compiere, sia a livello umanitario che nella ricerca di percorsi per la pace.

Questo il commento del Cardinale Matteo Zuppi, che nel pomeriggio è rientrato alla Santa Sede e ha tracciato un bilancio della missione vaticana. Gli obiettivi del Papa sono chiari: «individuazione di iniziative umanitarie, che possano aprire percorsi per il raggiungimento della pace», come spiega lo stesso Zuppi.

Missione del Vaticano a Mosca: “Serve coinvolgere più interlocutori”

La visita della delegazione vaticana in Russia replica quella del 5 e 6 giungo a Kiev, operata con le stesse finalità di pace e aiuti umanitari. E proprio sulle vie umanitarie si concentra ora come ora l’azione del Vaticano. Dopo aver compreso chiaramente che i colloqui di pace dovranno coinvolgere un più ampio numero di Nazioni, la Santa Sede punta ad ottenere qualche risultato concreto sulla «mediazione umanitaria».

Obiettivo primario è quello di proseguire con lo scambio di prigionieri, già facilitato nei mesi scorsi proprio dall’intervento del Vaticano. Il Papa e la Santa Sede desiderano in primis riportare in patria i bambini ucraini deportati in Russia. Secondo il portale governativo di Kiev “Children of War”, sarebbero infatti 19.489 i minori portati con la forza in territorio russo dall’inizio della guerra.

Sebbene in Cremlino continui a parlare di «evacuazioni» per la sicurezza dei bambini, queste deportazioni hanno portato ad accuse pesanti verso Putin e verso la commissaria russa per i diritti dei bambini, Maria Llova Belova, sui quali pende un mandato di arresto internazionale per volere della Corte di Strasburgo.

Apertura del Cremlino per il ritorno dei bambini ucraini, Lavrov: “Se questi bambini hanno genitori o parenti diretti, hanno tutto il diritto di prendere questi bambini”

Sembra che dopo il colloquio tra il Cardinale Matteo Zuppi e il consigliere di Putin Yuri Ushakov, ci sia una parziale apertura del Ministro degli Esteri Lavrov e della commissaria Belova verso la possibilità di un rimpatrio dei bambini ucraini:

Siamo molto preoccupati per la sorte dei bambini che si trovano in zone di conflitto. È noto l’elenco dei bambini che ora si trovano in territorio russo, nessuno nasconde i loro nomi, nessuno nasconde le coordinate di dove si trovano. E se questi bambini hanno genitori o parenti diretti, hanno tutto il diritto di prendere questi bambini.

Eppure, l’atteggiamento del Cremlino rimane ambiguo, a partire dal fatto che Zuppi non abbia avuto modo di incontrare Putin, mentre invece aveva parlato con il premier Zelensky in persona durante la sua visita a Kiev. Inoltre, il consigliere Ushakov ha commentato il colloquio con il Cardinale parlando di uno «scambio di vedute utile per entrambe le parti», ma dicendo anche che «non è stata avanzata alcuna idea specifica».

L’arcivescovo di Mosca, Paolo Pezzi, conclude la questione rammentando che comunque

I passi importanti sono stati innanzitutto l’apertura dimostrata sia a livello politico che religioso e la disponibilità a continuare un cammino. Il cardinale Zuppi porterà a casa di concreto innanzitutto un’ottima accoglienza, in secondo luogo una disponibilità a continuare. E questo non era scontato.