Per molto tempo, l’indice di massa corporea (BMI) è stato considerato la migliore misura di un peso sano e l’indice per stabilire sovrappeso od obesità.
Oggi, invece, i ricercatori pensano che sia più importante quanto grasso ha il corpo e dove si trova. Non bisogna fidarsi solo del BMI.
Scopri i risultati di un nuovo studio americano.
Il BMI è davvero un indice affidabile?
Il Body Mass Index (BMI), è da anni ampiamente utilizzato per valutare il peso corporeo. Un recente studio americano ha evidenziato, però, che l’utilizzo esclusivo del BMI porta a diagnosticare erroneamente l’obesità in molti casi, sottostimando il peso nel 53% dei casi.
Gli specialisti suggeriscono di integrare il BMI con la misura del grasso viscerale tramite il giro vita e la stima della composizione corporea misurata dal plicometro. Perché questo? Perché è questo il grasso che porta gravi problemi di salute.
Se al BMI si aggiungessero anche questi parametri, si sbaglierebbe molti di meno e invece di diagnosi sbagliate nel 50% dei casi, si potrebbero avere nel 20% dei casi.
Il tessuto adiposo viscerale, cioè quello nell’addome, è ormonalmente attivo e quindi aumenta il rischio di una varietà di malattie come infarti e diabete.
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I punti deboli del BMI
Il BMI ha punti deboli significativo. Questo indice tiene conto solo del peso totale senza considerare la sua composizione. I muscoli sono più densi e quindi più pesanti del tessuto adiposo.
Un atleta allenato potrebbe essere classificato come sovrappeso a causa della sua elevata percentuale di massa muscolare, che, al contrario del grasso, ha un effetto estremamente positivo sulla salute e sulla forma fisica.
Inoltre, le abitudini di esercizio fisico non vengono prese in considerazione, anche se influenzano notevolmente il rischio di malattie.
Le persone leggermente sovrappeso ma attive sono generalmente più sane rispetto a quelle magre ma sedentarie. Inoltre bisogna prendere necessariamente in esame la distribuzione del grasso corporeo e l’età.
Come cambia il peso a seconda dell’età?
Il corpo subisce cambiamenti significativi con l’età: la percentuale di grasso aumenta, mentre l’acqua corporea, la massa ossea e muscolare diminuiscono. A partire dai 60 anni, questo processo di conversione diventa più rapido, portando a una riduzione della massa magra fino al 40% rispetto alla giovinezza.
In media, le donne in questa fascia di età hanno cinque chilogrammi in meno rispetto ai loro anni precedenti, mentre gli uomini possono arrivare a perdere addirittura dodici chilogrammi. Purtroppo è principalmente la preziosa massa muscolare a diminuire.
Anche se questa perdita di peso, la maggior parte delle volte, non viene rilevata dalla bilancia, si può notare addosso, con il tessuto adiposo che si accumula al posto della massa muscolare persa
La ridotta percentuale di massa muscolare è la principale ragione per cui il metabolismo basale diminuisce con l’età. Il metabolismo basale rappresenta le calorie bruciate dal corpo per i processi vitali, come la respirazione, il battito cardiaco e il mantenimento dei tessuti.
I muscoli, anche a riposo, consumano più energia rispetto al tessuto adiposo, e quindi il metabolismo basale diminuisce di circa il 3% per ogni decennio a partire dai 30 anni. Un cinquantenne ha bisogno di circa 200 calorie in meno al giorno rispetto a un ventenne. Se si continua a mangiare come sempre, si rischia di ingrassare.