Occhio ancora puntate sui migranti: altri sbarchi a Lampedusa creano non poca preoccupazione sia per il numero di persone arrivate dopo aver attraversato il Mediterraneo, sia per le condizioni di qualcuno di loro. Oggi, venerdì 30 giugno 2023, è arrivato un ultimo gruppo composto da 42 persone. 9 sono donne e uno è invece il minore. Tra costoro sono già stati registrati casi di scabbia, ma anche di ferite di vario tipo e ustioni.
Migranti, altri sbarchi a Lampedusa: la situazione oggi
A partire dalla mezzanotte sulla più grande è nota delle Pelagie, a Lampedusa, sono sbarcati 13 migranti. Nella giornata di oggi poi, come anticipavamo prima, sono arrivate altre 42 persone. Ai soccorritori hanno detto di essere partiti tutti dalla Tunisia, in particolare dalla città di Mahdia. I migranti provengono da diversi paesi come la Costa d’Avorio, il Senegal, il Camerun, la Guinea e anche la Gambia.
Tra i soggetti sbarcati oggi a Lampedusa, molti hanno avuto e hanno anche ora bisogno di cure mediche urgenti. Sono infatti già stati individuati casi di scabbia, malattie croniche, ferite e ustioni dovute alle più varie motivazioni. Le persone in condizioni di salute gravi sono state visitate dai medici e dal personale sanitario che lavora nel poliambulatorio dell’isola.
In questi giorni si sente continuamente parlare di sbarchi e infatti, nel giro di poco tempo, sono arrivate centinaia e centinaia di persone – tra cui diverse donne e bambini minori, se non addirittura anche neonati – in cerca di una vita migliore. Hanno attraversato per giorni il Mar Mediterraneo, dopo aver lasciato la loro terra d’origine.
I problemi sono principalmente due. In primo luogo l’hotspot siciliano sta andando verso il collasso (così come altri situati nel Sud Italia) per i molti arrivi di queste persone che hanno bisogno di aiuto. In secondo luogo ci sono appunto dei soggetti che sono in preoccupanti condizioni sanitarie. Per alcuni di loro, dopo un primo triage medico, è stato disposto il trasferimento nell’hotspot di contrada Imbriacola.
Intanto sappiamo che la Prefettura di Agrigento, d’intesa con il Viminale, ha disposto un piano di trasferimenti. Per metterlo in atto verranno utilizzati non solo i traghetti di linea, ma anche le motovedette della Capitaneria di porto e infine le navi militari. In tutto dovrebbero essere 1.750 migranti a lasciare nelle prossime ore l’isola.
Migranti, Tajani: “Andiamo avanti nella nostra direzione”
Intanto il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha commentato la situazione migranti a margine di Fenix, l’evento organizzato da Gioventù Nazionale. Il politico ha affermato di voler a procedere lungo la propria strada e non solo. Queste le sue parole:
Noi andiamo avanti nella nostra direzione di trovare un accordo a livello comunitario, poi altri paesi si muovono come ritengono più opportuno fare. In questa fase serve solidarietà europea. Mi auguro che Ungheria e Polonia siano più ragionevoli su questo punto di vista. Forza Italia ha perplessità su voto unanime al Consiglio europeo, mi sognerebbe avere voto di maggioranza.
Il titolare della Farnesina ha dunque chiesto un ennesimo aiuto all’Unione Europea. Un aiuto che potrebbe essere fondamentale per alleggerire la situazione in Italia.
Se crediamo nell’Ue dobbiamo pensare che gli stati membri da soli non possono affrontare la questione migratoria. Serve un’azione corsa di tutti i membri.
Foti (FdI): “Portiamo aiuti in Africa”
A parlare oggi poi, sempre durante l’evento Fenix, è stato anche Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia Camera, nonché viceministro degli Affari Esteri. La sua proposta è stata quella di portare gli aiuti in Africa, così da aiutare la popolazione.
Dobbiamo portare lì gli aiuti che servono senza pensare di poter portare l’Africa in Italia: il Piano Mattei è proprio nella linea di cui si diceva. Oggi ci contestano tutti questi sbarchi, ma se saltano tutte le frontiere degli Stati che danno sul Mediterraneo e noi siamo il primo porto naturale, è normale che queste persone hanno come primo punto d’arrivo l’Italia, perché l’Italia è vista in modo diverso dalla Francia o dalla Spagna, perché l’intervento italiano in Africa fu anche fatto di strade o