Un recente scritto di Maurizio Corsetti, “ARPINUM. La questione delle Mura Megalitiche: un popolo venuto dal mare”, richiama l’attenzione su un’importante eredità archeologica che caratterizza alcuni antichi insediamenti del Lazio, come Alatri e Ferentino, realtà che vedono la presenza di acropoli con articolati percorsi di mura megalitiche, risalenti ad epoche antichissime.
Le mura megalitiche di Arpino
Il libro di Maurizio Corsetti è dedicato ad Arpino, in particolare alla cinta muraria dell’acropoli, mura dette anche ciclopiche o pelasgiche, terminologie che rinviano al mito ed alla storia più remota, quella che parla di popoli venuti dal mare (pelasgi) o di Ciclopi al servizio di Saturno, il padre di Zeus, che da profugo (anche gli Dei a volte cercano rifugio ed accoglienza) arrivò nel Lazio e si fece architetto ed urbanista. Crono/Saturno edificò alcune città di uno splendido regno in un tempo beato, un’età dell’oro o regno di Saturno, appunto. Questa aurea aetas, che continuamente ritorna, a partire da Esiodo, nella letteratura antica e medioevale, sarebbe stata caratterizzata dalla giustizia e dalla floridezza, da un clima benefico e condizioni di vita ottimali.
Sicuramente l’esteso complesso delle mura megalitiche di Arpino, ancora oggi rappresenta un felice spaccato del regno di Saturno, con la florida campagna che le circonda e che in ogni stagione offre una diversa cornice di colori, presenze e profumi. Ma se seguissimo l’itinerario a cui ci invita Maurizio Corsetti, con il suo interessante volumetto, scopriremmo che questa architettura antichissima è presente, con diverse varianti, dal vicino Oriente alla Grecia e alle sue propaggini occidentali e “pelasgiche”, con porte, archi, edifici militari e civili.
Da Alatri a Tirinto, da Micene agli insediamenti ittiti
Maurizio Corsetti ripercorre liberamente la storia e la presenza delle mura megalitiche: da Alatri a Tirinto, da Micene agli insediamenti ittiti, riproponendo anche una serie di studi antichi e moderni, che tentano di definirne i tratti salienti.
Le antiche mura dell’acropoli di Arpino hanno alcune caratteristiche che ne esaltano il pregio: la loro estensione, la porta ogivale d’entrata, altre porte secondarie e nascoste, come quella detta “Bocca del lupo”. Un complesso unico in una posizione che domina la vallata circostante e si staglia di fronte alla lunga teoria dei monti all’orizzonte, che al tramonto si animano di luci e, almeno nei mesi estivi, dei bagliori e dei fragori delle feste di piccoli e meno piccoli conglomerati urbani.
“Il complesso archeologico di Civitavecchia di Arpino rappresenta un patrimonio dai molti contenuti e risvolti, del quale le mura ciclopiche sono la più evidente espressione: mostrano un senso di stabilità e solidità che si coniuga con l’ eleganza del loro duttile incedere, in armonia con l’orografia collinare. Sono state edificate in un tempo storico, ma hanno attraversato la storia dei nostri ultimi tre millenni e, seppure inserite in uno spazio naturale, fanno parte dei luoghi dello spirito e della cultura europei. Il libro di Maurizio Corsetti richiama questa ricchezza d’insieme e costituisce uno stimolo ulteriore per la loro valorizzazione”. Sono parole di uno storico dell’arte, il neo-sindaco di Arpino, Vittorio Sgarbi e noi le leggiamo come un augurio e un progetto.
Enrico Ferri, docente di Filosofia del Diritto all’Unicusano
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