Stop alle tutele per le minoranze razziali in università e college Usa: la decisione è della Corte suprema degli Stati Uniti, in relazione alla cosiddetta “discriminazione positiva”. I giudici hanno stabilito che gli istituti non potranno più considerare l’identità etnica degli studenti nel valutare le loro richieste di ammissione.

La Corte ha dunque accolto il ricorso presentato contro alcuni atenei, tra cui Harvard. Si tratta di un duro colpo al dispositivo della “azione affermativa”, uno strumento politico in vigore in America. Tale soluzione ha l’obiettivo di favorire la partecipazione di determinate minoranze in alcuni contesti. Tale sistema è ritenuto da molti penalizzante.

Usa, stop a tutele per le minoranze razziali in università:

Impugnando la sentenza, dunque, college e università dovranno smettere di considerare la razza nelle ammissioni negli atenei. È considerata incostituzionale, secondo la corte, la procedura di favorire le minoranze razziali nell’accesso alle università.

La “affermative action”, nel dettaglio, include una serie di misure volte a superare la discriminazione nella vita professionale e pubblica.

A esprimere il verdetto il giudice capo John Roberts, sostenuto da cinque giudici conservatori: Clarence Thomas, Samuel Alito, Neil Gorsuch, Brett Kavanaugh e Amy Coney Barrett. Tutti e tre i giudici progressisti si sono opposti. Di seguito un estratto del testo con cui il giudice Roberts ha espresso il suo parere.

Eliminare la discriminazione razziale significa eliminarla del tutto. Lo studente deve essere trattato in base alle sue esperienze come individuo, non in base alla razza. Molte università hanno fatto per troppo tempo esattamente il contrario.

Una decisione che è già finita della bufera, con i democratici che promettono battaglia. Il primo a commentare è il senatore Chuck Schumer, leader della maggioranza al Senato. Secondo lui la massima istanza giudiziaria “ha messo un gigantesco blocco nella marcia del nostro Paese verso la giustizia sociale“.

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