Prima dell’Angelus odierno, Papa Francesco dedica un discorso alla figura di San Pietro, in occasione della festa dei Santi Pietro e Paolo. Bergoglio si concentra su Pietro: proprio su di lui Gesù ha edificato la sua Chiesa. Il suo nome ha plurimi significati: “roccia” e “pietra”, ma anche “semplice sasso”.
Effettivamente, se guardiamo alla vita di Pietro, troviamo un po’ tutti e tre questi aspetti del suo nome. Pietro è una roccia: in molti momenti è forte e saldo, genuino e generoso. Lascia tutto per seguire Gesù. Pietro però è anche una pietra, adatta per offrire appoggio agli altri.
La pietra, ricorda il Pontefice, “fondata su Cristo, fa da sostegno ai fratelli per la costruzione della Chiesa“. Ma l’Apostolo, alla fine, “è pure semplice sasso: emerge spesso la sua piccolezza”.
In Pietro c’è tutto questo: la forza della roccia, l’affidabilità della pietra e la piccolezza di un semplice sasso. Non è un superuomo: è un uomo come noi, che dice ‘sì’ a Gesù con generosità nella sua imperfezione.
Papa Francesco all’Angelus parla di San Pietro e Paolo: “Abbiamo bisogno di persone vere”
All’indomani dell’udienza generale dedicata all’Ucraina, Bergoglio torna a rivolgersi ai fedeli. Gli stessi Pietro e Paolo, sottolinea Francesco, non sono stati dei “superuomini”, ma delle “persone vere“.
E noi, oggi più che mai, abbiamo bisogno di persone vere.
L’invito del Pontefice ai fedeli è quello di porsi alcune importanti domande.
Siamo pietre, non d’inciampo ma di costruzione per la Chiesa? Lavoriamo per l’unità, ci interessiamo degli altri, specialmente dei più deboli? Infine, pensando al sasso: siamo consapevoli della nostra piccolezza?
La speranza del Santo Padre è affidata alla forza, alla generosità e all’umiltà dei Santi Pietro e Paolo, affinché le loro qualità possano essere “imitate dall’umanità”.
Durante l’omelia della messa che aveva preceduto la recita della preghiera di mezzogiorno, Papa Francesco ha inoltre invitato a “portare ovunque, con umiltà e gioia, il Signore Gesù”. A cominciare dalla “nostra città di Roma”, ma soprattutto “nelle nostre famiglie, nelle relazioni e nei quartieri, nella società civile, nella Chiesa, nella politica, nel mondo intero”. A cominciare da “là dove si annidano povertà, degrado, emarginazione”.