La Corte d’appello di Londra parla chiaro: il cosiddetto “piano Ruanda“, messo a punto dal governo sui migranti che sbarcano nel Regno Unito, è illegale.
Il piano, volto a contenere il fenomeno dell’immigrazione irregolare, imponeva il trasferimento di quote di richiedenti asilo nel Paese africano a scopo dissuasivo. Faceva parte del cosiddetto Illegal Migration Bill, disegno di legge dell’esecutivo di Rishi Sunak.
A spuntarla, dunque, i richiedenti asilo e le organizzazioni che tutelano i migranti. Queste ultime avevano presentato ricorso alla corte. La giustizia ha dato loro ragione, sottolineando che il Ruanda non può essere considerato sicuro. Per questo il trasferimento “forzato” dei migranti è illegale.
La cronistoria del piano Ruanda, stilato per fermare lo sbarco di migranti nel Regno Unito
Il giudice Ian Burnett ha annunciato la decisione della Corte d’Appello parlando di “carenze” nel sistema di asilo in Ruanda, “tali che vi sono motivi sostanziali per ritenere che esista un rischio reale che le persone inviate in Ruanda vengano rimpatriate nei loro Paesi d’origine, dove sono subire persecuzioni o altri trattamenti disumani”.
Introdotto nell’esecutivo Johnson, il piano era finito nella bufera dopo la rivelazione dei costi del trasferimento dei migranti dal Regno Unito al Ruanda. Si parla di quasi 170mila sterline, poco meno di 200mila euro, per le procedure di spostamento di un singolo immigrato.
Dal canto suo, il premier britannico Rishi Sunak ha promesso battaglia, annunciando l’intenzione dell’esecutivo di presentare ricorso presso la Corte Suprema del Regno Unito. Sunak continua a difendere la proposta, fondamentale nell suo programma di governo, sottolineando che il Ruanda è un Paese terzo sicuro. Una soluzione che, negli scorsi mesi, è stata bocciata anche dall’Onu.
A difesa della propria tesi, il primo ministro del Regno Unito ricorda che spetta al governo britannico e non alle bande criminali decidere chi entra nel Regno Unito. Sunak è dunque pronto ad andare fino in fondo, fino ad arrivare allo scontro finale sul dossier.