Inutile girarci intorno, l’eliminazione dell’Italia Under 21 dall’Europeo in Romania è stato uno schiaffo che ha lasciato inebetiti tutti. Non tanto per la sconfitta in se, che brucia da matti vedendo il valore della rosa del ct Nicolato, ma per una cornice che se non è sgretolata poco ci manca.
Sotto accusa tutti, dalla squadra al tecnico, passando per un sistema che ha detta di molti (o di tutti?) fa acqua da tutte le parti. Uniamo tutto, mescoliamo, ed ecco che il quadro è raccapricciante, senza soluzioni che si stagliano all’orizzonte.
Eliminazione Italia Under 21, i motivi del flop
L’eliminazione dell’Italia Under 21 dall’Europeo non è un vaso di pandora che si apre, quello era già spalancato da tempo. Ma ogni volta che si guarda lì dentro, la paura è sempre la stessa. Un film dell’orrore dove invece di progredire si regredisce, dove nessuno riesce a scappare e ci si abitua al concetto di mediocrità , quel vorrei ma non posso che la vince sulla volontà di lottare.
Quello che è successo proprio all’Under 21. La battaglia alla pari contro la Francia e l’exploit contro la Svizzera sono state solo parentesi, la Norvegia ha mostrato il nostro livello. Mediocre. Ebbene si, perchè una rosa che vanta prospetti interessanti non riesce a mettere spalle al muro nemmeno i modesti norvegesi, a cui è bastato solo un pò di orgoglio per metterci in difficoltà.
Tonali è la rappresentazione di tutto questo. Mister 80 milioni ieri è stato un vera e propria anima in pena lì in mezzo. Errori macroscopici in impostazione, rivedibile in interdizione e zero spirito guerriero. E se anche il più rappresentativo non riesce a mettere in campo la benzina necessaria, di riflesso anche la squadra ne risente, adattandosi alla mediocrità.
Problemi posti in essere anche a causa di una mancanza di identità, e qui entra in gioco mister Nicolato. Tre partite, tre formazioni diverse, con la sensazione che le cose positive siano state solamente un caso. “Abbiamo qualità” è stato sempre il suo mantra, ma questa non è stata adattata alla squadra. Il ct si è sempre affidato solo alle qualità individuali, non al concetto di insieme. Vietato dominare l’avversario ma puntare sulle ripartenze, nella speranza che uscisse qualcosa di buono.
Risultato, il primo tempo con la Svizzera è stata un illusione, la seconda frazione la realtà dei fatti che ha portato alla condanna contro la Norvegia dove non si è tirato, dominato e vinto. Nicolato ha dimostrato come non sia riuscito a entrare nella testa dei suoi ragazzi, dargli le giuste motivazioni nel momento in cui bisognava dimostrare di essere grandi, riuscendo a costruire solo una squadra a metà, ma le mezze misure alla lunga diventano un boomerang che colpisce in piena faccia.
Eliminazione Italia Under 21, un sistema che fa acqua
Tutto questo ha però radici ben più profonde che abbiamo imparato a conoscere, e che non si riescono più a sradicare. Un sistema che non riesce a programmare, ma che cerca di affermarsi solo nel presente, con scarsi risultati. Chi governa non è riuscito a creare una strada maestra, nessun rettilineo ma percorsi arzigogolati dove si torna sempre indietro, e puntualmente si scende sempre di più.
Settori giovanili allo sbando, incapacità di svezzare giovani talenti, godimento di fiammate momentanee. L’Europeo del 2021 è stato l’esempio di tutto questo, ma da lì non si è imparato, bensì perseverato (guardare le finali europee di Inter, Roma e Fiorentina). Non si riesce più a produrre un sistema di crescita, e invece di sbatterci la testa si tende a valorizzare lo straniero di turno.
Un concetto avallato dai piani alti che non pensano nemmeno di mettere in discussione se stessi, azzerare tutto e ripartire magari cedendo il posto a qualcun altro. Rimangono seduti su quelle poltrone da dove osservano la discesa agli inferi del calcio. Senza muovere un dito.