Da una parte un centrodestra perfettamente definito, unito ed apparentemente coeso. Dall’altra un centrosinistra in fieri, senza un campo di definizione. Da una parte una coalizione, quella di maggioranza che compone il governo, che vince tutte le tornate elettorali. Dall’altra parte un centro ed una sinistra che, indipendentemente dalla formazione che propongono in questo o quel territorio, vanno incontro ad una sconfitta. Tranne sparute eccezioni. Sta tutta qua la differenza tra centrodestra e centrosinistra con quest’ultimo che ancora non riesce a costruire un campo alleato che possa essere davvero competitivo all’invincibile – per ora – armata Meloni. Elly Schlein e Giuseppe Conte stanno, non a caso, lavorando per ricostituire il fu asse giallorosso. Quello nato sotto l’egida del governo Conte II e morto con la crisi di governo della scorsa estate.
Lavori in corso, quindi, anche se l’esperimento in Molise è già un segnale di difficoltà: Movimento 5 Stelle e Partito Democratico hanno appoggiato, unitamente, la candidatura di Roberto Gravina. Ma il Sindaco di Campobasso, nonostante una coalizione larga, non ce l’ha fatta contro il candidato di centrodestra Francesco Roberti. Poi, sullo sfondo, il Terzo Polo. Corpo mediano: troppo lontano dal progressismo, troppo moderato per la destra e preso dalle sue contraddizioni interne e dall’incapacità, di Carlo Calenda e Matteo Renzi, di fare sintesi. Tant’è che il progetto di partito unico è ormai naufragato. È in questo quadro scompaginato che dal centro alla sinistra si lavora, e si tenta, di costruire un campo alternativo. Lavori in corso. E quanta fatica.
Fico apre a Schlein e Calenda
Sul tema è intervenuto Roberto Fico. L’ex Presidente della Camera dei deputati, fuori dalle istituzioni ma ancora esponente di spicco – e presidente del comitato di garanzia – del Movimento 5 Stelle, ha dettato la linea in un intervento fatto ai microfoni di Rai Radio 1. A Giorgio Lauro e Geppi Cucciari, Fico ha detto:
Bisogna costruire e saper aspettare. L’alleanza con Elly Schlein può essere una cosa nuova ma va costruita bene a partire dai territori, facendo un lavoro di un certo tipo sulle tematiche. Un’alleanza integrale non è possibile, bisogna fare le cose piano piano.
Sulla sua uscita dalle istituzioni italiane – come prevede la regola del doppio mandato – ha detto:
Non mi manca quel periodo perché è stato molto intenso. La nostra regola prevede che dopo due legislature si lasci spazio ad altri e a me piace molto. La politica si fa anche fuori delle istituzioni e mi piace, vado in giro a fare politica e parlare di temi. Chi mi manca? Non ho avuto relazioni strettamente amicali se non le persone del mio gruppo che conoscevo già da prima. Ricordo buone relazioni specialmente sui temi, però mettiamola così: non c’è nessuno con cui esco a mangiare la pizza la sera. Di Battista e Di Maio? Non li sento da un po’.
Sugli altri nomi ha detto che:
Matteo Renzi non è un interlocutore affidabile. Con Calenda si può parlare di certi temi, ad esempio del salario minimo.
“Come se avessi accettato”
Carlo Calenda se ne tira immediatamente fuori. Il leader di Azione è storicamente contrario a dialogare con il Movimento 5 Stelle. Non è un caso che la sua uscita dal Partito Democratico, che ha poi portato alla fondazione di Azione, è stata decisa proprio quando la segreteria del Nazzareno ha deciso di fare un governo (il Conte II) con il Movimento 5 Stelle. Nein netto ed irremovibile quello di Calenda. Ecco perché il leader di Azione, in un tweet, respinge immediatamente la mano tesa da Roberto Fico:
Grazie Fico, come se avessi accettato. Buona strada. Molto ma molta lontana dalla nostra.