Dopo che la Francia delle banlieu si è schierata nelle piazze e nelle strade a seguito dell’uccisione di un giovane di 17 anni ad un posto di blocco, anche a livello giudiziario si muove qualcosa: la Procura ha chiesto l’arresto per il poliziotto che ha sparato a Nahel.

La decisione arriva dopo due giorni di scontri violentissimi tra la popolazione e la polizia, costretta in molti casi ad usare lacrimogeni per disperdere una folla inferocita che lanciava massi contro gli agenti. Davanti alla violenza delle manifestazioni, Emmanuel Macron ha preso le distanze dalla rivolta, invitando tutti al «rispetto» e alla «riflessione» di una marcia bianca, che si dovrebbe tenere nel pomeriggio di oggi.

Francia, disposto l’arresto del poliziotto che ha sparato a Nahel: “Non giustificato l’uso della pistola”

Nahel era stato fermato in un posto di blocco quando il poliziotto preposto ai controlli gli ha sparato. La Procura ha esaminato i fatti e ha concluso affermando che non sussistevano «le condizioni legali per l’uso dell’arma da fuoco» da parte dell’agente di Nanterre. Da qui, l’avvio delle pratiche per disporre l’arresto del poliziotto, indagato per omicidio. L’uomo si trova ora in stato di fermo.

Ma la reazione delle banlieu non ha atteso il riscontro della Procura. Già dalle prime ore successive al fatto, in molti erano scesi in piazza e nelle strade delle città più importanti della Francia per gridare la loro indignazione. La tensione è tanto alta da rendere necessario un provvedimento di protezione dei Ministri: a seguito dei disordini è stato chiesto di «rinviare tutti i movimento non essenziali dei Ministri previsti per questa giornata».

Gli scontri hanno interessato soprattutto Parigi, ma anche Tolosa, Lille e Lione, con cassonetti e mezzi pubblici – vuoti – dati alle fiamme. Il Presidente Macron ha preso le distanze dalla violenza, parlando di «ingiustificabili attacchi alle istituzioni».