È finito agli arresti domiciliari Mario Di Ferro, lo chef pusher, gestore del ristorante “Villa Zito” a Palermo. È stato accusato di aver procurato e ceduto cocaina alla “Palermo bene”.
Come riportano le agenzie, tra i clienti, anche l’onorevole ed ex presidente dell’Ars (Assemblea regionale siciliana) Gianfranco Miccichè, che non è indagato.
Sono sei le persone raggiunte da una misura cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari Antonella Consiglio su richiesta della Procura di Palermo, alle quali vengono contestati, a vario titolo, diversi episodi di vendita di sostanze stupefacenti.
Palermo, arrestato chef Di Ferro: gli altri indagati
L’inchiesta è coordinata dal procuratore del capoluogo Maurizio de Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido. Oltre allo chef Di Ferro, gli altri due arrestati sono Gioacchino e Salvatore Salamone, già condannati in passato per spaccio, in un processo sui traffici dei clan mafiosi palermitani.
A causa dell’intensa attività di cocaina all’interno di “Villa Zito” e di una selezionata clientela, Di Ferro pare che avrebbe anche impiegato tre dipendenti del suo locale come pusher. A tutti e tre è stato imposto l’obbligo di firma.
Il precedente
Già nei mesi scorsi, la squadra mobile di Palermo aveva avviato un’indagine e bloccato Di Ferro, mentre consegnava cocaina ad un burocrate dell’Assemblea regionale siciliana. Pur avvalendosi della facoltà di non rispondere nel corso dell’interrogatorio davanti al giudice, per le indagini preliminari, Di Ferro dichiarò:
“Il cliente è un mio conoscente, mi ha chiamato chiedendomi di fargli trovare tre grammi di cocaina (il peso effettivo è di 3,11 grammi). Io gliele ho procurate, ci siamo dati appuntamento sotto casa mia, ho ricevuto 300 euro in cambio della sostanza stupefacente”.