Chi è Paolo Bellini? Tratto in arresto nelle scorse ore su ordinanza della Corte d’Assise bolognese, l’uomo, classe 1953, è noto per essere stato condannato all’ergastolo in quanto ritenuto uno degli esecutori materiali della strage di Bologna. Stando a quanto ha fatto sapere il suo difensore all’Adnkronos, si troverebbe ora nel carcere di Spoleto. È probabile che sia finito in manette perché, dopo la condanna, avrebbe pianificato nuovi omicidi – tra cui quello dell’ex moglie, testimone contro di lui nel corso dell’ultimo processo – “per vendetta”.

Chi è Paolo Bellini, l’uomo arrestato già condannato in primo grado all’ergastolo

Secondo Repubblica, Bellini avrebbe voluto uccidere l’ex moglie, Maurizia Bonini, per aver testimoniato contro di lui al processo di primo grado al termine del quale, lo scorso anno, era stato condannato all’ergastolo dopo essere stato riconosciuto come uno degli esecutori materiali della strage di Bologna. Per questo la Corte d’Assise del capoluogo emiliano ne avrebbe disposto l’arresto e il trasferimento presso il carcere di Spoleto, come ha confermato il suo avvocato.

70 anni, ex membro dell’Avanguardia nazionale, Bellini è il figlio di un ex ufficiale della Folgore con simpatie mussoliniane: nostalgico, come il padre, fin da giovane aveva iniziato a militare negli ambienti neofascisti. Nel 1975, all’età di 22 anni, si macchiò dell’omicidio di Alceste Campanile, il giovane, suo coetaneo, militante di Lotta Continua, per il quale sarebbe stato riconosciuto colpevole solo nel 2009, quando ormai il reato era caduto in prescrizione.

Nello stesso periodo si era macchiato di altri misfatti: sempre nel 1975 avrebbe sparato (anche se non è mai stato accertato con chiarezza) a Dino Felisetti, all’epoca dei fatti presidente della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati; nel 1976 si sarebbe scagliato, “per ragioni d’onore”, contro il fidanzato della sorella, sparandogli alla schiena e ai testicoli. Raggiunse il culmine, però, nel 1980, prendendo parte ai drammatici fatti di Bologna.

La partecipazione alla strage di Bologna

Nell’aprile del 2022 Bellini è stato condannato all’ergastolo con un anno di isolamento diurno perché riconosciuto come uno degli esecutori materiali della strage avvenuta alla stazione di Bologna il 2 aprile del 1980. Erano da poco passate le 10 del mattino quando una bomba esplose a poca distanza dai binari, provocando 85 morti e 200 feriti. Per quello che, a posteriori, è stato ritenuto uno dei più gravi attentati della storia italiana, sono stati riconosciuti colpevoli in quattro, oltre a lui: i membri dei Nar Giuseppe Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, condannati in via definitiva, e Gilberto Cavallini, condannato in primo grado.

Per questo i giornali lo hanno per tempo definito “il quinto uomo”. A permettere di incastrarlo fu proprio l’ex moglie che, nel 2019, lo riconobbe in un video amatoriale girato alla stazione di Bologna poco prima della strage, nonostante lui avesse detto di non esserci mai andato, costruendosi un alibi (poi caduto).

Gli elementi di prova ravvisabili a carico di Paolo Bellini – c’era scritto nelle motivazioni della sentenza -, si palesano, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, come di gran lunga maggiori e più incisivi rispetto a quelli ravvisati a carico di altri soggetti che sono stati condannati per lo stesso fatto.

L’uomo avrebbe quindi fatto parte del commando che orchestrò e mise a compimento la strage. Sulle nuove accuse farà chiarezza il procuratore generale facente funzione Lucia Musti, che alle ore 13 di oggi, 29 giugno, terrà una conferenza stampa nei locali della Procura generale della Repubblica di Bologna alla presenza delle autorità coinvolte.

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