L’attuale scenario demografico italiano è preoccupante, con un calo significativo delle nascite registrato negli ultimi anni. Nel 2022, l’Italia ha segnato un minimo storico con meno di 400.000 nascite. Questo declino non è un fenomeno isolato: la crisi demografica risale al 2008, evidenziando un problema strutturale persistente. Questa tendenza ha suscitato allarmi a livello nazionale, richiedendo un’attenzione immediata. Anche perché c’è consapevolezza: secondo un sondaggio realizzato da EMG Different per il convegno curato da Adnkronos per il suo 60° anniversario, “Demografica: popolazione, persone, natalità”, circa l’80% del campione intervistato si dice consapevole e preoccupato del problema dell’invecchiamento del Paese, contestualmente al rallentamento della crescita economica.
Crisi demografica: l’alternativa tra la maternità e la carriera
Le madri italiane si trovano spesso a dover scegliere tra le responsabilità della maternità e le aspettative professionali. La società e il mondo del lavoro, improntati su modelli antiquati, non permettono alle donne di equilibrare efficacemente questi due aspetti. Tuttavia, è importante sottolineare che non tutte le madri abbandonano il lavoro dopo la nascita di un figlio. Invece, la realtà evidenzia un sottile ma persistente conflitto tra le responsabilità professionali e quelle familiari.
Un rapporto di Ipsos per Save the Children ha rivelato che, nonostante la gioia della maternità sia prevalente tra le madri, il 43% dichiara di non voler avere altri figli. Tra le ragioni principali, il 40% citava l’esaurimento, il 33% la difficoltà di conciliare lavoro e famiglia, e il 26% lamentava la mancanza di sostegno e di servizi adeguati.
Crisi demografica: il problema economico
Oltre alle difficoltà pratiche, le famiglie italiane devono affrontare costi elevati per l’educazione e l’assistenza dei bambini. Le tariffe delle scuole private sono spesso inaccessibili, mentre l’accesso agli asili nido pubblici è limitato e comporta costi che possono arrivare a 300 euro a famiglia. A queste spese si aggiungono le difficoltà socioeconomiche di molte famiglie italiane, con il 12,1% di esse (pari a 762.000 famiglie) in condizioni di povertà assoluta e una coppia con figli su quattro a rischio di povertà.
Gender gap nel mercato del lavoro
Il mercato del lavoro italiano presenta un ampio gender gap, soprattutto per le madri. Nel 2022, il divario tra uomini e donne era del 17,5%, ma si ampliava in presenza di figli. Il tasso di occupazione delle madri con un figlio minore si fermava al 63% contro il 90,4% dei padri. Con due figli, la percentuale scendeva al 56,1%, con un divario di 34 punti percentuali rispetto ai padri.
Il part-time: la soluzione mancata
Il part-time, una volta considerato un rimedio efficace per le madri lavoratrici, sembra avere un effetto diverso in Italia. Secondo un rapporto Istat del 2022, quasi il 30% delle madri lavoratrici italiane era impiegato a part-time, un tasso molto più alto rispetto al 9% dei padri. Tuttavia, nonostante questa apparente flessibilità, il part-time spesso porta a una carriera lavorativa interrotta, minori opportunità di promozione e pensioni inferiori.
L’impatto della pandemia di Covid-19
La pandemia di Covid-19 ha ulteriormente aggravato queste problematiche. Con la chiusura delle scuole e dei servizi di assistenza all’infanzia, molte donne hanno dovuto gestire la maternità insieme al lavoro da casa. L’Organizzazione Internazionale del Lavoro ha riferito che le donne hanno sperimentato un impatto maggiore rispetto agli uomini in termini di perdita di lavoro, riduzione delle ore lavorative e aumento del lavoro non retribuito a casa.
La necessità di politiche di sostegno contro la crisi demografica
Per affrontare questi problemi, è necessario un cambio di prospettiva sia a livello culturale che a livello politico. L’implementazione di politiche di sostegno che sostengano le madri nel conciliare le responsabilità lavorative e familiari può contribuire a invertire il calo delle nascite. Queste possono includere un aumento del congedo parentale retribuito, la fornitura di servizi di assistenza all’infanzia a prezzi accessibili e l’implementazione di orari di lavoro flessibili.
È chiaro che l’Italia deve affrontare seri problemi strutturali che ostacolano la possibilità per le donne di conciliare la maternità con la carriera. Mentre il Paese cerca di invertire il suo declino demografico, non può ignorare le sfide che le madri lavoratrici affrontano quotidianamente. Le mamme lavoratrici sembrano incarnare questo conflitto, simbolo della lotta per l’equilibrio tra carriera e maternità in un Paese ancora lontano da un reale sostegno alle famiglie.