Quattro mesi fa la strage di migranti a Steccato di Cutro, la cittadina del crotonese dove hanno perso la vita 94 persone, annegate in mare a pochi chilometri dalla costa. Il sindaco di Crotone Vincenzo Voce è intervenuto al Tg Italia, su Cusano News 7. Ha spiegato quale sia la situazione nel suo comune a distanza di tempo dalla tragedia:
A Crotone non si avverte il “disagio” dei fenomeni legati alla migrazione, perché la macchina è ben organizzata, quando ci sono questi sbarchi viene attivato il CARA, a pochi km da Crotone, per cui dal porto grazie alla Croce Rossa vengono trasferiti direttamente. A differenza di Lampedusa non avvertiamo questi disagi, però la tragedia avvenuta a pochi km da Crotone non la dimenticheremo mai. Abbiamo sentito storie incredibili. I 35 bambini morti, i tanti nuclei familiari che cercavano di ricongiungersi e non ci sono riusciti, c’era gente che aspettava un permesso da 7 anni.
In preparazione del Consiglio europeo dei prossimi giorni la premier Meloni è intervenuta alla Camera e al Senato per discutere dei temi all’ordine del giorno del summit. Tra le dichiarazioni quelle legate alla questione migratoria, ribadendo che l’Italia non può essere lasciata sola, un principio ricordato anche dal sindaco di Crotone:
Questi migranti, lo dicono i numeri, arrivano in Italia per andare nei paesi europei, soprattutto al Nord. La stragrande maggioranza delle vittime e di chi è riuscito a salvarsi dalla tragedia di Cutro era diretto in Germania. Per diverse settimane al Pala Milone, il palazzetto che ha ospitato le salme, si è parlato esclusivamente tedesco. Il problema è che questa gente quando arriva, a volte a migliaia in poche ore o giorni, si concentra in piccoli posti e allora il problema che si pone di trovare altri centri in Italia dove queste persone disperate che fuggono da guerra e condizioni di vita tremende, sarebbe opportuno spostarle velocemente.
In occasione del naufragio il Governo ha mostrato tutta la sua vicinanza, tenendo addirittura il consiglio dei Ministri nella cittadina crotonese. Lo stesso decreto che riguarda la stretta sugli scafisti prende il nome di Cutro. Per il sindaco di Crotone però acuire le pene nei loro confronti non è risolutivo:
È chiaro che acuire le pene nei confronti degli scafisti non è che serva a nulla, questa gente si mette su queste imbarcazioni e affronta viaggi terribili, indipendentemente dalle pene previste per gli scafisti. Anche perché molto spesso gli scafisti sono dei migranti che sono saliti su quella imbarcazione a cui non è stato fatto pagare il biglietto in cambio di una collaborazione. Il fenomeno è molto complesso, nessuno può ipotizzare che un governo di destra o di sinistra abbia la bacchetta magica per risolvere il problema. Una cosa è certa, questi fenomeni di migrazione ci sono stati e continueranno a esserci, bisogna entrare in una semplice logica: quella gente va salvata a mare, senza se e senza ma. Abbiamo visto cosa è successo poche settimane fa a quell’imbarcazione dove 500 o 600 persone hanno perso la vita. Il primo aspetto da chiarire è chi deve salvarle, perché l’imbarcazione naufragata a Cutro stava attraversando tutte le isole della Grecia come stava facendo quella naufragata poche settimane fa.
Dal punto di vista emotivo per la popolazione di Cutro il naufragio è stato uno choc. In quei giorni la mobilitazione per aiutare chi si era salvato aveva raggiunto ogni settore della società e continua a farlo anche a distanza di mesi. L’inchiesta giudiziaria prosegue, ma per il sindaco di Crotone resta un sentimento prevalente, legato anche alle tante testimonianze raccolte:
Resta l’amarezza, perché alla fine è il sentimento che prevale su tutti. L’amarezza perché nel caso di Cutro quella barca era arrivata, era a poche decine di metri dalla riva, ma ce ne sono state altre su quel tratto di costa perché i veri scafisti si devono allontanare rapidamente. Uno di loro che era naufrago pure lui a Steccato di Cutro è stato ritrovato in Austria dopo alcuni giorni. È evidente che c’è tutta una mafia dietro questi viaggi della speranza. Io in quelle settimane ho raccolto diverse testimonianze di familiari, mi hanno mostrato un video di bambini che giocavano in una cittadina turca ed erano stati lì un mese, in attesa che si completasse “il carico umano” per quel viaggio che poi è risultato drammatico. Dietro ci sono organizzazioni criminali altamente organizzate.