Il nuovo Codice della strada voluto dal ministro Salvini è stato approvato ieri dal Consiglio dei ministri. Il disegno di legge, ispirato al principio «tolleranza zero» rende più severe le misure a carico di chi si mette al volante in condizioni psicofisiche non ideone. A riassumere questo principio è infatti proprio il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, per il quale «se ti stronchi di canne, di pastiglie o sniffi, se bevi in discoteca e poi guidi, la patente tu non la vedi più». Ma non solo.

Tra le nuove norme approvate, infatti, anche l’obbligo del casco alla guida dei monopattini che dovranno avere assicurazione e targa. In linea con quanto già affermato in passato, inoltre, il ministro Salvini ha annunciato l’omologazione a livello nazionale degli autovelox affinché questi diventino strumento per la sicurezza e non solo «per fare cassa». Punto, questo, che insieme alle nuove norme che impattano sui ciclisti, ha inevitabilmente suscitato forti polemiche.

Nuove norme Codice della strada, Tursi (Fiab): “Più che la sicurezza si favorisce la strage. Misure inadeguate che ci riportano indietro”

Il nuovo Codice della strada voluto dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini non ha convinto tutti gli attori che si occupano di sicurezza stradale.

Osservazioni abbastanza dure arrivano, ad esempio, dalla Fiab, la Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, la quale ha accolto con delusione i contenuti del nuovo Ddl. Secondo la Federazione, infatti, la linea voluta dal ministro trascura la principale causa degli incidenti stradali – la velocità – e non protegge, ma anzi punisce, i ciclisti, gli utenti delle strade più esposti al rischio di incidenti gravissimi. A giudizio della Fiab, inoltre, il nuovo Codice della strada riporta il Paese indietro di anni in tema di mobilità sostenibile.

La redazione di TAG24 ha dunque raggiunto il presidente della Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, Alessandro Tursi, per commentare le nuove norme sulla sicurezza stradale in questa intervista esclusiva.

Presidente Tursi, la Fiab definisce, in un comunicato, il Ddl Salvini come «inefficace e dannoso». Ci spiega perché?

“Riteniamo che il Ddl sia inefficace perché non c’è traccia di prevenzione, ma solo di aumenti di pene per una categoria di illeciti – guida in stato di ebbrezza o sotto effetto di droghe – che riguarda solo il 4% degli incidenti stradali. Bene aumentare le pene, ma la repressione non è prevenzione. Soprattutto per quanto riguarda il 96% di incidenti che non sono considerati, ovvero quelli dovuti agli eccessi di velocità.

Per il ministro Salvini la «città a 30 all’ora», normale nel mondo civile, è un tabù. Basti vedere i commenti che fece quando a Milano il consiglio comunale approvò una mozione per rendere i 30km/h il limite massimo di velocità. Questa proposta, già attuata a Bologna ma anche nel resto del mondo, mira a rallentare la velocità nelle strade con la sola eccezione delle vie di scorrimento. Ma per il ministro non se ne parla. Eppure l’Italia è il Paese con le strade più pericolose dell’Europa occidentale. Nonostante questo si colpiscono le vittime e non i carnefici”.

Cosa ne pensa della stretta sui monopattini?

“Noi siamo per le biciclette e sappiamo che anche i monopattini aiutano le persone a prendere di meno l’auto. Su questi mezzi peraltro si è meno pericolosi perché le velocità sono minori. Le regole sui monopattini già ci sono: che le Forze di polizia le facciano rispettare. In questo modo invece si scoraggiano le persone a non prendere l’auto. Finché sarà così più persone moriranno in strada. Chi va in bici o in monopattino, anche se indisciplinato, è meno armato di chi guida un auto”.

Come giudica le nuove decisioni dedicate alla ciclabilità?

“Questo disegno fa enormi passi indietro in tema di ciclabilità. Di fatto il Ddl rende inapplicabili le nuove norme introdotte dopo il Covid su corsie e doppi sensi ciclabili. L’impostazione è restrittiva. Anche perché il nuovo Codice della strada mette le manette ai sindaci, rendendo impossibile fare nuove Ztl nei centri storici e depotenziando le soste a pagamento. Ritengo veramente ci sia un tornare indietro di cinquant’anni al solo scopo di fomentare i propri follower su Facebook. È agghiacciante, qui in gioco c’è la vita delle persone e si cerca consenso”.

Il ministro Salvini si dichiara però soddisfatto di questa politica del «pugno duro».

“Si tratta di un fintissimo pugno duro. La realtà è che si aggrava la sicurezza stradale. La colpa è anche dei tecnici del ministero, che in Italia sono un grandissimo problema. Tutti i ministri che volevano portare avanzamenti sulle strade si sono avvalsi di esperti esterni, perché è impossibile produrre qualcosa di buono con i tecnici ministeriali, formati dalle case automobilistiche”.

Il ministro ha però dichiarato di aver condiviso il disegno di legge con tante associazioni. La Fiab è stata ascoltata?

“È stata fatta una riunione dove si è parlato a turno, ma il ministro non è intervenuto. E alla fine ha presentato questo disegno di legge. Sappiamo che anche l’Associazione dei Comuni italiani è molto seccata”.

Il nuovo Codice della strada preannuncia anche un forte intervento sugli autovelox. Cosa ne pensa?

“Penso che le limitazioni agli autovelox siano una cosa gravissima. Un decreto per la strage stradale, non so come altro definirlo. Si è trovato un capro espiatorio – quel 4% che causa incidenti perché alterato alla guida – ma non si è agito sull’altro 96%. Io sono certamente d’accordo con pene severissime per chi beve o si droga prima di guidare. Chiedo però si faccia qualcosa per tutti i 3.000 morti che ogni anno ci sono sulle nostre strade”.

Quanti ciclisti perdono, ogni anno, la vita sulle nostre strade?

“Circa 200 su quel totale di 3.000. Le prime vittime sono gli automobilisti. Tra l’altro si parla di casco per il monopattino, oltre che l’obbligo di assicurazione e frecce che verrà esteso anche alle bici. Ma se in bicicletta si viene colpiti da un auto, con il casco non ci si fa nulla. La maggioranza dei morti sono persone in auto che riportano traumi cranici. Logica vorrebbe che, come per gli sport automobilistici, fosse introdotto l’obbligo di casco. Ma ovviamente neanche a parlarne. Si preferisce colpevolizzare le minoranze. Ritengo che questa sia una politica ingiusta, crudele e meschina”.

Nel Ddl Salvini si stabilisce anche la soglia del metro e mezzo per il sorpasso delle bici, ove possibile.

“Quella è la beffa finale. Una norma che permette il sorpasso del ciclista a un metro e mezzo solo dove le condizioni lo consentano. Ma in caso di incidente chi stabilisce se le condizioni vi erano o meno? È qui che si vede la malafede. Ma come si pensa di proteggere i ciclisti? Le strade italiane erano già pericolose, ora saranno peggio”.

Si aspettava questo risultato finale?

“Fino a questo livello no. Temevamo certamente perché non ci aspettavamo molto di buono da chi solletica sempre la peggiore pancia del paese. Ma fino a questo punto no. Veramente è la peggiore proposta di riforma del Codice che abbiamo mai visto negli anni. E ne abbiamo viste”.