La fase di ricostruzione in Emilia Romagna può finalmente ripartire. Dopo più di un mese di tentennamenti, il Governo ha ieri ufficializzato la nomina del generale Figliuolo a commissario per la ricostruzione. Come è noto, l’individuazione della figura più adatta a gestire i fondi che, nei prossimi anni, dovranno rimettere in piedi le infrastrutture emiliano romagnole devastate dai due alluvioni di maggio è stata particolarmente travagliata. Il no secco della Lega alla nomina del presidente Bonaccini ha infatti determinato un vero e proprio scontro politico non solo tra Governo e opposizione, ma anche all’interno dei partiti di maggioranza. Da ieri, però, la fase dell’incertezza può definirsi archiviata.

Ricostruzione in Emilia Romagna, il sindaco di Faenza: “Solo da noi 60 milioni di euro di danni. Servono risorse certe e veloci ”

La nomina del generale Figliuolo a commissario alla ricostruzione in Emilia Romagna chiude, per così dire, la prima fase dell’emergenza determinata dai catastrofici alluvioni che, a maggio, hanno devastato il centro Italia. I comuni dell’Emilia Romagna, delle Marche e della Toscana possono dunque iniziare a immaginare di nuovo il loro futuro.

Proprio la presenza di comuni alluvionati non appartenenti al territorio emiliano romagnolo ha giustificato, secondo il Governo, la mancata nomina di Bonaccini a commissario alla ricostruzione. La verità, però, è probabilmente ben diversa. Forti voci in seno alla maggioranza – in particolare la Lega – hanno impedito che un esponente di spicco del Pd, quale Bonaccini, potesse assumere la responsabilità e la visibilità di un’azione di ricostruzione imponente dal punto di vista economico.

I territori alluvionati hanno dovuto così attendere, impotenti, il termine di uno scontro tutto politico durato più di quaranta giorni. Ora la fase due può finalmente iniziare, seppur con un «modello centralistico» duramente stigmatizzato da Bonaccini che, pur non esprimendo contrarietà verso la figura di Figliuolo, ha sottolineato lo sgarbo istituzionale attuato dal Governo nei confronti degli stessi cittadini colpiti dall’emergenza.

Nella sola Emilia Romagna l’alluvione ha determinato, infatti, 9 miliardi di danni, affrontatati ad oggi con soli 30 milioni forniti dalla Regione.

Delle scelte del Governo e delle necessità dei territori la redazione di TAG24 ha parlato con Massimo Isola, sindaco di Faenza, uno dei comuni più gravemente colpiti dalle alluvioni del 2 e del 16 maggio.

Sindaco Isola, ieri è arrivata finalmente la nomina del Commissario per la ricostruzione dell’Emilia Romagna, individuato nel generale Figliuolo. Come ha accolto la scelta del Governo? E, soprattutto, come ha giudicato la lunga attesa che ha portato a questa nomina?

“Mah, direi finalmente. Noi stavamo aspettando da tempo un nome. Oggi aspettiamo delle risorse e siamo a disposizione del Commissario per iniziare un lavoro importante. La Romagna ha voglia di rialzarsi dopo aver affrontato senza sosta e con grande determinazione questa fase emergenziale, facendo squadra e lavorando insieme.

Ora però serve un passo avanti, serve che le risorse arrivino e che, soprattutto, siano certe e veloci. I fondi per la ricostruzione servono a permettere alle abitazioni private, alle imprese, alle realtà produttive e commerciali e agli enti locali di avere quella sicurezza finanziaria necessaria per potere immaginare un futuro. Se l’emergenza viene scollegata dalla ripartenza e dalla rigenerazione diventa veramente difficile. Per rigenerare il territorio ci servono sicurezze, perché l’impatto è stato disastroso”.

Qual è la situazione a Faenza?

“Qui a Faenza abbiamo ancora strade, ponti e frazioni lontane dal centro ancora gravemente compromesse. In una collina le frane non si sono ancora completamente fermate. In pianura ci sono strade, ponti ed edifici pubblici in grande crisi. Le scuole dei nostri territori non sono agibili ma dovranno essere tali per il mese di settembre.

Tutte le azioni che devono essere messe in campo per far ripartire il territorio non possono essere affrontate solo dalle amministrazioni locali. Questo è il punto chiave. Dal Commissario ci aspettiamo che ci aiuti a lavorare insieme a tutti gli interlocutori che si occupano di questioni idrogeologiche e a tutti i livelli amministrativi. Ci aspettiamo che ci aiuti a portare quelle risorse che hanno a che fare non con piccoli ristori emergenziali, ma con la risorse di prospettiva di ricostruzione del territorio”.

Come hanno vissuto i cittadini la mancata nomina del Commissario in questo arco di tempo?

“Sicuramente c’è stato l’ingresso del dibattito politico su uno scenario che i cittadini faticano a comprendere. Sicuramente non mancano occasioni di scontro e confronto politico nella quotidianità. Ciò che noi non vogliamo però è che questo dramma diventi occasioni di dibattito politico. Forse si è perso troppo tempo in questa direzione. Noi abbiamo chiesto con insistenza il Commissario e l’erogazione delle risorse. Secondo noi, se la nomina fosse arrivata prima avremmo accelerato il processo di rigenerazione. Ma comunque non siamo stati con le mani in mano.

Noi enti locali, coinvolgendo anche i privati, abbiamo cercato risorse e impostato i futuri lavori di rigenerazione della città. Come dicevo, però, questo non basta. Oggi finalmente una scelta c’è stata e sicuramente le competenze di Figliuolo, unite alla nostra conoscenza del territorio, saranno importanti. Anche i presidenti di Regione ci affiancheranno. Sono convinto riusciremo a fare un buon lavoro per i nostri cittadini”

A quanto ammonta la quantificazione dei danni a Faenza?

“A Faenza abbiamo quantificato per 60 milioni i danni a beni pubblici come strade, ponti, giardini, parchi ed edilizia pubblica. Poi però c’è tutto il grande tema dei danni ai privati, che oggi è difficile quantificare, sia per quanto riguarda il patrimonio abitativo che quello produttivo. Consideri che l’Unione della Romagna Faentina, che io presiedo, ha quantificato i danni per 360 milioni di euro, di cui 260 solo nella zona collinare.

I danni sono importanti, e ricostruire strade e ponti nelle montagne dell’Appennino è difficile e costoso, ma sicuramente necessario. Non vogliamo assistere allo spopolamento delle nostre campagne, delle nostre colline, dei nostri Appennini. Questo scenario genererebbe disastri ancora più grandi, sia dal punto di vista sociale che dal punto di vista concreto”.

La polemica avanzata da Galeazzo Bignami, sulla mancato trasferimento da parte vostra della quantificazione dei danni, è stata inesatta?

“Noi abbiamo fornito numeri concreti, reali ed estremamente seri, facendo riferimento solo ai danni causati da quanto è accaduto in questo terribile mese in Romagna”.

La Repubblica parlava, oggi, di ancora 400 sfollati a Faenza. È così?

“Noi abbiamo 150 persone che oggi sono nei nostri alberghi e che durante l’emergenza erano state nei palazzetti, dove abbiamo avuto fino a mille persone. Molte di queste persone hanno poi trovato soluzioni temporanee in abitazioni private, dunque un numero certo è difficile da dire, anche perché la situazione è estremamente fluida. Diciamo che questo numero è realistico, potrebbe però essere anche minore o maggiore”.