Oggi il Parlamento discute il testo delle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio Europeo del 29 e 30 giugno 2023. Nell’ambito della discussione ha preso parola, tra gli altri, il Senatore Antonio Nicita del Partito Democratico che ha contestato una serie di mancanze al governo Meloni e le ha incanalate in un’unica grande invettiva: siete diventati un governo mainstream. “Vecchio” è stato l’aggettivo usato dal Senatore che, nello specifico, ha detto: “Siete diventati adulti e mi riferisco in particolare a Fratelli d’Italia. Avete superato il record delle decretazioni d’urgenza e dell’uso della fiducia. State dimostrando di aver superato i governi precedenti e di essere diventati il mainstream del mainstream: complimenti!”. E ancora: “La Presidente Meloni (quando era all’opposizione, ndr) si lanciava con ardore con i Premier passati per dire che il Parlamento veniva umiliato. Quelli, rimarranno archivi storici della politica. Come si cambia, per non morire”. Poi l’affondo: “Siete diventati vecchi”.

La battuta di Meloni e poi la promessa: “Dopo rispondo”

Giorgia Meloni, facendo ricorso alle sue facoltà, ha chiesto parola al presidente d’aula. Il Presidente del Consiglio ha parlato per pochissimi secondi e lo ha fatto per rispondere alle accuse di Antonio Nicita. Una risposta in salsa ironica quella di Meloni:

Voglio solamente ringraziare il collega Nicita per avermi salutato facendomi notare immediatamente quanto fossi invecchiata. Collega, faccio degli sforzi per cercare di nasconderlo… Sto scherzando…

Dopo la battuta, poi, la promessa di entrare nel merito delle accuse subite dall’esponente del Partito Democratico. E quindi:

Nel dibattito pomeridiano sarò contenta di rispondere a un paio di cose che ho sentito nel suo intervento.

A rincarare il clima di ironia che ha pervaso l’aula, animatasi tra sorrisi ed applausi, la chiosa di Ignazio La Russa. Il Presidente del Senato, prima di far riprendere i lavori dell’assise, ha detto rivolgendo al Presidente del Consiglio:

Non la trovo invecchiata, comunque. Non mi è sembrata molto invecchiata.

L’ironia di Meloni: tutte le volte che l’ha usata

Il ricorso all’ironia non è un fatto nuovo per Giorgia Meloni che è sempre stata a suo agio, tanto quando era all’opposizione quanto ora che è a capo del governo, nel muoversi sulle tonalità scherzose e sarcastiche. È un qualcosa che fa parte della sua cifra comunicativa e che non ha rivisto, o modificato, nemmeno adesso. Basti pensare al suo primissimo intervento in aula da Presidente, quando nel giorno della fiducia ha detto ai detrattori: “Guardatemi (con i due Vicepremier Salvini e Tajani ai lati, ndr) vi sembro una donna un passo indietro agli uomini?”. Uno spirito, quello di Meloni, che si attiva – senza mai scadere nell’eccentricità – anche nei momenti solenni. Ricordiamo la battuta fatta a Papa Francesco: “Ci siamo vestiti uguali”.

Uno stile che viene da lontano

È sempre stato così, per Meloni. Ironia come elemento di normalizzazione ed umanizzazione davanti al pubblico: un espediente comunicativo utile ad orizzontalizzare la comunicazione. Ma utile anche a trasformare in punti di forza momenti che, altrimenti, potrebbero indebolire la sua immagine. Nella campagna elettorale per le politiche, ad esempio, seppe trasformare in positivo due momenti negativi: un manifesto imbrattato è diventato occasione per un selfie sorridente, una erronea pronuncia in giapponese ha portato ad un simpatico siparietto su TikTok con l’influencer giapponese Whoiskenta.

Andiamo ancora più indietro, a quando Meloni occupava i banchi dell’opposizione. Spesse volte, il web ha ironizzato sulle sue eccentriche espressioni facciali che si plasmavano su un volto in preda ad un appassionato intervento d’attacco a questo o quel governo. Anche in quei casi Meloni non si è mai fatta travolgere ma è stata brava a rovesciare la situazione in suo favore condividendo, lei stessa e dal suo profilo, i meme che la ritraevano. Togliendo, di fatto, uno strumento dalle mani di potenziali nemici digitali.

E poi il caso forse più celebre, quello dell’ “Io sono Giorgia” che saputo cavalcare per farne una hit ironica ma soprattutto una canzoncina manifesto del suo programma politico che si è potuto diffondere, in un format banalizzato e semplificato, sulla rete. Qui la vediamo che si presta – non a caso – a cantarla ospite di Myrta Merlino:

Insomma, ironia e Meloni vanno di pari passo. E anche oggi, nel siparietto in aula con il Senatore Nicita, ne abbiamo avuto riprova.