Gianmarco Cesari, presidente dell’Osservatorio Vittime della Strada, parla dei fatti di Casal Palocco e dell’importanza dell’applicazione delle pene per l’omicidio stradale. Ecco cosa ha raccontato nell’intervista a TAG24.
Casal Palocco, intervista Gianmarco Cesari
Non solo i fatti di Casal Palocco che ha visto coinvolto lo youtuber Matteo Di Pietro, Gianmarco Cesari si sofferma anche sull’importanza dei casi di omicidio stradale e sulla celerità dei processi che riguardano questo reato. Nel corso dell’intervista rilasciata in esclusiva a TAG24 si è parlato anche della legge sulla potenza delle vetture per i neopatentati.
Oggi che giornata è stata?
Questa dato dei 124 km è un dato tecnico che se confermato rivela un azzardo e la temerarietà alla guida. Condotte che portano all’inasprimento delle pene per l’omicidio stradale. L’abbiamo voluto inquadrare in una condotta tipica e i lavori parlamentari hanno creato delle fattispecie del codice della strada tra cui il superamento dei limiti di velocità oltre il doppio di quello consentito. Occorre considerare che la strada in quel punto era contrassegnata da passaggi pedonali e che è ad alta frequentazione pedonale, non so se questo comportamento potrebbe sconfinare anche nell’accettazione di un incidente stradale: il pm potrebbe anche configurare l’omicidio volontario, vediamo come si evolveranno gli esiti delle indagini. Questo è comunque un atto criminale.
Sarà un passaggio cruciale nel processo al giovane YouTuber che risulta indagato perchè anche gli amici si sono defilati…
La legge sull’omicidio stradale merita maggiore attenzione nelle corti. Quello che servirà a richiamare l’attenzione sarà sull’uso del cellulare per la creazione di video mentre si è al volante, quello che è stato chiesto dall’Associazione italiana familiari e vittime della strada di cui sono avvocato da oltre venti anni è di prendere sicurezza che girare video mentre si è alla guida è pericoloso in ogni caso ed attualmente non c’è nessuna censura. Bisognerebbe vietare questo comportamento pericoloso.
La legge sulla potenza della potenza delle vetture per i neopatentati è stata modificata dal Governo Draghi? Perché c’è stata la modifica?
Noi abbiamo sempre sostenuto che per guidare veicoli potenti occorrerebbe un corso di guida sicura. Non è pensabile che un solo anno di guida possa consentire di superare i 130 km\h o di guidare veicoli che raggiungono i 250 km\h. L’esigenza del mercato che prevalgono sul benessere dell’essere umano consentono di immettere sul mercato automobili e moto che superano i 200 km\h. La necessità di mettere un limite a guidare questi veicoli è a garanzia della vita dei giovani.
Ha avuto modo di parlare con il ministro Salvini di questo limite che andrebbe introdotto?
Ho partecipato al tavolo Strade Sicure, organizzato a marzo dal ministro Salvini. In quel caso abbiamo chiesto di innalzare il periodo di tempo per poter guidare veicoli potenti, per acquisire maggiore esperienza e padronanza alla guida, contrastando le esigenze di mercato che favoriscono la vendita di veicoli potenti ai giovani.
Torniamo al caso Di Pietro: come pensa evolveranno le prossime settimane delle indagini e quando si potrà passare alla fase successiva?
Vista la mediaticità che ha assunto il caso ci sarà un’accelerazione dei tempi della giustizia e me lo auguro. Tanti omicidi stradali che avvengono quotidianamente subiscono tempi di dilatazione processuale che arrivano a rinvii al 2024 annullando l’effetto che la legge voleva avere cioè quello di deterrenza. La giustizia inizia nelle aule di giustizia ma se non si arriva a condanne in tempi celeri l’effetto di deterrenza non ci sarà mai e non ci saranno condanne. Occorre far sì che ci sia una separazione nei tribunali dei processi che riguardano la tutela della vita e dell’integrità psicofisica, dare quindi una corsia preferenziale ai processi che riguardano l’omicidio stradale così da avere una giustizia più celere che eviterà seconde vittimizzazioni date dalla lentezza processuale.
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