Perché i potenti del mondo sono anziani? Tonia Bardellino, sociologa: “Frutto di una mentalità patriarcale, universale”
Perché i potenti del mondo sono anziani? La terza età, nell’immaginario collettivo, è quella fase della vita in cui le persone si arrendono agli anni andati, al tempo e dell’esperienza accumulata. Di fatto, non è così per tutti: Elisabetta II, Donald Trump, Joe Biden, sono alcuni esempi che fanno subito cambiare idea sull’idea di terza età. Dalla politica alla cultura, dalla musica allo spettacolo, chissà quanti altri nomi verrebbero in mente. Ognuno con una storia diversa, alcuni sono personalità di potere fin da giovani, altri hanno guadagnato uno status diverso sul campo: è una dinamica funzionale alla crescita e all’evoluzione del sistema? Agevola l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro? Ne abbiamo parlato a Società Anno Zero, su Radio Cusano Campus, con Tonia Bardellino, sociologa.
Perché i potenti del mondo sono anziani? “Bassa credibilità nel mondo”
“Il nostro è evidentemente un Paese gerontocratico, al comando e ai vertici delle migliori dirigenze difatti troviamo tendenzialmente persone adulte. Le ipotesi potrebbero essere due: la prima è che queste persone , anche solo per un dato anagrafico in linea di principio, hanno accumulato esperienza e dimostrato di meritare il ruolo perché più bravi – ha sottolineato Bardellino – se avalliamo questa ipotesi dovremmo chiederci però perché abbiamo raggiunto livelli di credibilità e crescita in linea generale così bassi, in Italia, e in secondo poi il perché della fuga dei cervelli? O meglio perché i giovani che vanno via, all’estero, hanno un’ascesa di carriera più “semplice” e meritocratica. La verità è che nel nostro Paese l’accesso democratico e meritocratico al potere è limitato, ed un fenomeno purtroppo che pare stia diventando internazionale, ma ancor di più italiano. Sembra una costante universale legata ad una radicata mentalità patriarcale“.
Una malattia internazionale recidiva, difficile da curare
Stiamo parlando di “una “malattia” internazionale che interromperemo con difficoltà. Etcome se questi anziani padroni del potere volessero diventare padroni della vita, fino all’ultimo giorno. L’aspetto culturale più preponderante è legato alla non accettazione della fine di status e di un ruolo che dovrebbe finire “naturalmente”. Il governo Meloni è per certi aspetti l’emblema della cultura accennata. Giorgia Meloni è difatti diventata “miracolosamente” leader di un Paese – ha spiegato la professoressa Tonia Bardellino – senza mutare tuttavia troppo lo stato delle cose visto che intorno a sé è circondata grosso modo da soli uomini, adulti. Parliamo quindi di un automatismo difficile da scardinare“.
Un freno al ricambio generazionale al potere
“La dinamica andrebbe estirpata ad origine, visto che tra l’altro, frutto di una supremazia maschile che ha cinquemila anni di storia. Parliamo di un freno al ricambio generazionale al potere, e ancor prima al lavoro dei giovani. È una dinamica perdente in partenza – si è congedata Bardellino – positivo è che sicuramente gli anziani ,al potere e non, possono essere una grande risorsa, ma il meccanismo degli stessi ai vertici del potere va tenuto a bada. Bisogna cercare il giusto equilibrio tra vecchio e nuovo“.