A un mese dall‘omicidio di Giulia Tramontano, la 29enne al settimo mese di gravidanza uccisa dal compagno nella loro abitazione di Senago, in provincia di Milano, cosa ne sappiamo del delitto e quali sono i nodi che restano da sciogliere.

Omicidio Giulia Tramontano: la ricostruzione del delitto a un mese dai fatti

Un mese fa Giulia Tramontano rientrava a casa, dopo aver incontrato l’altra compagna del suo fidanzato, Alessandro Impagnatiello, con l’intento di lasciarlo, tornare a Sant’Antimo, il suo paese d’origine, in provincia di Napoli, e costruirsi una nuova vita insieme al figlio, che sarebbe nato entro un paio di mesi e avrebbe voluto chiamare Thiago. Quella stessa sera veniva uccisa, per “futili motivi”, prima che il suo corpo venisse dato alle fiamme.

Dal delitto, ancora impresso nella mente di tutti, è passato un mese. Impagnatiello, reo confesso, è stato accusato, dopo aver tentato di depistare le indagini, simulando la scomparsa della 29enne, di omicidio volontario aggravato dal vincolo parentale, interruzione non consensuale di gravidanza (in relazione alla morte del nascituro) e occultamento di cadavere.

Stando ai primi esiti dell’autopsia, avrebbe colto la vittima di sorpresa, mentre era di spalle, accoltellandola per ben 37 volte (lui aveva detto tre), fino a lasciarla inerme. Ne avrebbe poi trascinato il corpo in bagno (il test del luminol aveva riscontrato in tutta la casa copiose tracce di sangue), provando a disfarsene con della benzina. Non riuscendoci, l’avrebbe spostato in cantina e poi nel box auto, dove sarebbe rimasto per circa tre giorni – mentre gli inquirenti lo cercavano -, prima di essere abbandonato nel luogo in cui sarebbe stato ritrovato.

L’ipotesi – sempre meno credibile – è che possa essere stato aiutato da un complice, visto il peso del cadavere. Ma il nodo più importante che resta da sciogliere è un altro: quello della premeditazione.

Le aggravanti e l’ipotesi dell’ergastolo

Per ora ad Alessandro Impagnatiello i magistrati hanno contestato tre aggravanti: il vincolo parentale (visto che vittima e carnefice convivevano, oltre ad essere legati sentimentalmente), la crudeltà e la premeditazione. Le ultime due, però, erano state escluse (almeno in parte) dal gip che ne aveva convalidato l’arresto.

Sulla prima dovrà fare chiarezza la relazione del medico legale che ha effettuato l’esame autoptico sulla salma della vittima. Tutto dipenderà, infatti, dall’esatto numero di colpi sferrati dall’assassino mentre Giulia era ancora in vita e dopo il decesso. Sulla premeditazione, invece, peserà soprattutto l’esito degli esami tossicologici, che dovranno chiarire se Impagnatiello abbia somministrato alla compagna (per avvelenarla, provocando l’aborto del feto) parte del veleno per topi rinvenuto in delle bustine all’interno del suo zaino e che lui aveva detto di aver usato a lavoro.

Si tratta di un elemento importante, perché da esso dipende la richiesta dell’ergastolo. In assenza della premeditazione, le altre aggravanti potrebbero infatti “decadere” in seguito alla concessione delle attenuanti generiche.

L’analisi di pc e cellulari e gli esami irripetibili

Gli investigatori che lavorano al caso stanno intanto passando al setaccio il pc, il tablet e il cellulare di Impagnatiello. Lo smartphone della vittima – che il presunto killer aveva detto di aver buttato in un tombino – risulta invece scomparso. L’ipotesi è che, dopo averlo utilizzato per fingere che Giulia si fosse allontanata volontariamente – scollegandone le chat da Whatsapp Web – lo abbia nascosto per eliminare delle prove a suo carico.

Domani, 28 giugno, al Ris di Parma partiranno gli esami irripetibili sui campioni di sangue rinvenuti nell’appartamento di Senago e sugli oggetti sequestrati. I legali che sostengono il 30enne, le avvocate Giulia Geradini e Samanta Barbaglia, hanno scelto di non nominare consulenti di parte e di affidarsi a quelli nominati dalla Procura. La speranza di tutti è di riuscire a fare chiarezza, chiudendo il caso, nel più breve tempo possibile. Per questo, all’esito delle indagini, Impagnatiello potrebbe andare a giudizio immediato.