Aperto il dibattito sulla riforma pensioni, finalmente si ritorna a discutere del futuro del sistema previdenziale italiano. Attualmente, il governo italiano e le parti sociali devono sciogliere diverse questioni urgenti e improrogabili. La prima scadenza è il 31 dicembre 2023, con la fine della misura Quota 103 e l’opprimente peso del ritorno alla legge Fornero.
Le parti sociali puntano sull’introduzione di una misura strutturale per superare la “riforma lacrime e sangue”, cercando di garantire una maggiore flessibilità nell’uscita dal mondo del lavoro. L’argomento delle pensioni è ricco di proposte, tuttavia, a pesare sono le coperture finanziarie. Analizziamo insieme nel dettaglio le principali ipotesi della riforma pensioni.
Riforma pensioni riparte da Quota 41 e Opzione donna
La maggioranza politica e le parti sociale dovranno unire le forze se vogliono realmente superare la legge Fornero, garantire una maggiore flessibilità nell’acceso alla pensione e mantenere diversi trattamenti previdenziali anche nel 2023.
La brutta notizia riguarda Quota 41, che prevede l’accesso alla pensione esclusivamente con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica. Tuttavia, questa misura non appare nel DEF. Vediamo più nel dettaglio la situazione.
Quota 103, ritorna anche nel 2024?
La versione bis della misura Quota 103 sembra essere molto richiesta. È probabile che l’uscita anticipata a 62 anni, che attualmente è destinata a chiudersi entro il 31 dicembre 2023, venga rimodulata in una versione bis di Quota 103.
Il governo Meloni è tenuto a presentare una proposta per un’uscita anticipata più flessibile e molto probabilmente introdurrà Quota 103 bis con qualche modifica. Si tratterebbe di un passaggio, quasi necessario per facilitare il completamento della riforma pensioni.
Opzione Donna e Ape sociale: il ritorno al passato con rimodulazione dei requisiti
Le parti sociale e diverse associazioni di categoria stanno richiedono la rimodulazione dei requisiti di Opzione donna.
Più precisamente, si chiede al governo italiano di fare un passo indietro, al fine di introdurre nuovamente i precedenti requisiti della pensione anticipata donna.
Attualmente, la misura è stata modificata con la legge di Bilancio 2023, ma tali correttivi non permettono l’uscita anticipata a molte lavoratrici.
In verità, si fa fatica a comprendere le restrizioni imposte alla misura Opzione donna, che già di per sé presenta limiti, tagli e penalizzazioni.
Inoltre, importanti novità sono previste anche per l’Anticipo pensionistico Ape sociale, che attualmente rappresenta l’unica alternativa garantita dallo Stato italiano alla pensione di vecchiaia.
Quota 41: una soluzione non praticabile nella riforma pensioni
Attualmente, sembrerebbe che nel DEF non vi siano tracce alcuna della misura Quota 41 per tutti. La misura così com’era stata presentata risulta non sostenibile per i conti pubblici.
Basti pensare che l’introduzione di questa misura previdenziale nel sistema ordinario richiederebbe all’incirca 4 miliardi di euro, una soluzione non praticabile per il 2024. L’eliminazione del vincolo anagrafico potrebbe generare degli squilibri nell’assetto finanziario italiano a causa del potenziale aumento delle richieste di accesso alle prestazioni previdenziali.
D’altra parte, una recente analisi realizzata dal Centro Studi Unimpresa, ha previsto l’impennata della curva previdenziale italiana da oggi al 2026 con un costo della spesa di circa 65 miliardi di euro. Si tratterebbe di un aumento di circa il 22% in più rispetto all’anno precedente. Nel 2022, la spesa previdenziale è stata annotata a 2969,9 miliardi, che corrispondono al 15,6% del PIL nazionale.
Nel 2023, la spesa previdenziale dovrebbe attestarsi sui 317,9 miliardi. Si tratta di valori che non resteranno inflessibili nel tempo, anzi subiranno un picco in salita nel corso degli anni. Nello specifico, nel 2024, la spesa sarà di 340,7 miliardi euro, mentre per l’anno successivo si attesterà intorno a 350,9 miliardi e, infine, nel 2026 dovrebbe chiudersi a 361,8 miliardi.
Nel 2023, la spesa pensionistica dovrebbe attestarsi su circa 318 miliardi, annotando una crescita di 21 miliardi, che corrispondono a un incremento del +7% rapportato al 2022.
Le prospettive sulla spesa previdenziali non miglioreranno nel corso degli anni, anzi per i prossimi tre anni il costo sarà di 22, 10 e 11 miliardi. Per il 2026 la spesa previdenziale si attesterà su 362 miliardi euro.
La Riforma pensione 2024
Sono numerosi i punti di approfondimento della riforma pensioni, tra cui lo snellimento della tassazione per i fondi complementari.
I sindacati vorrebbero una riforma improntata sull’uscita a 62 anni o con 41 anni di contributi, senza il requisito contributivo e l’introduzione di una pensione contributiva di garanzia per tutelare i giovani.
In discussione anche il ripristino dei precedenti requisiti della pensione Opzione donna e di molte altre proposte, tra cui la divisione della spesa pensionistica da quella assistenziale.