Si è svolto oggi, 26 giugno, il primo tavolo di riforma delle pensioni e degli strumenti di uscita prima, dopo la sospensione di quattro mesi e mezzo dall’ultimo incontro che si è tenuto nello scorso febbraio. Alla presenza delle imprese prima, e dei sindacati poi (presenti, oggi, Cgil, Cisl, Uil e Ugl), la ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone ha evidenziato quali saranno i punti più importanti da affrontare anche in vista delle legge di Bilancio 2024.

In questa che può essere definita come una giornata interlocutoria, è emersa in ogni modo una novità sostanziale: il governo potrebbe ripartire dal riordino delle varie misure di scivolo previdenziale per prevedere uno strumento unico che permetta ai lavoratori coinvolti da logiche di ricambio generazionale in azienda di poter uscire fino a 7 anni prima rispetto alla più vicina data utile di pensione di vecchiaia o di anzianità contributiva.

Riforma pensioni 2024, uscita prima con scivoli previdenziali di 7 anni

Il ministero del Lavoro è tornato a incontrare le imprese e i sindacati nei tavoli di riforma delle pensioni, i vertici che si sono tenuti fino allo scorso febbraio e che poi sono stati sospesi per oltre quattro mesi. Nei tavoli che si avranno da qui fino al prossimo autunno si detteranno le condizioni per poter arrivare a una riforma delle pensioni in senso flessibile e per studiare canali di uscita alternativi ai rigidi schemi della legge Fornero. Non si potrà fare tutto nella legge di Bilancio 2024 che sarà varata nel prossimo autunno perché le misure previdenziali comportano degli investimenti di spesa pubblica di certo non compatibile con l’attuale situazione dei conti. Anzi, per la prossima Manovra il governo potrebbe disporre di appena uno o due miliardi di euro da destinare al capitolo pensioni, inteso come misure di flessibilità in uscita.

A questo proposito, il ministero del Lavoro si avvantaggerà del lavoro del nuovo Osservatorio sulla spesa previdenziale, il cui funzionamento entrerà pianamente a regime proprio per monitorare la spesa statale al capitolo della previdenza e suggerire misure che siano in linea con le esigenze di pareggio del bilancio.

Tavolo riforma pensioni, la novità è lo strumento unico degli scivoli previdenziali con uscita prima fino a 7 anni

L’incontro di oggi ha consentito sicuramente di fare il punto su quelle che sono le intenzioni del governo in ambito di riforma delle pensioni. La misura che potrebbe emergere tra quelle di uscita flessibile riguarderebbe l’unificazione dei vari strumenti di scivolo ed esodo incentivati che consentirebbero ai lavoratori di poter anticipare la pensione fino a sette anni rispetto alla vecchiaia e all’anzianità contributiva.

Si tratterebbe, in altre parole, di un riordino in merito a tre strumenti di scivolo pensionistico attualmente presenti nella legislazione previdenziale, ovvero del contratto di espansione, dell’isopensione e delle formule autonome nell’ambito delle trattative aziendali. Tutti questi strumenti, nelle intenzioni del governo, potrebbero rientrare in un unico canale di esodo, con allargamento alle Pmi della platea di imprese ammesse allo scivolo, naturalmente a fronte di nuove assunzioni incentivate, come avviene ad oggi soprattutto con i contratti di espansione.

Pensione anticipata e flessibile, le ultime novità su quota 41 e opzione donna

Si ragionerà, pertanto, su nuove formule di incentivazione delle uscite programmate dalle imprese e di assunzioni di giovani, in un progetto che consenta alle realtà aziendali di ristrutturare e riorganizzare l’organigramma interno e di ringiovanire l’organico. Per il resto delle attese sulle misure pensionistiche, il governo dovrebbe muoversi lungo i binari della flessibilità in uscita, mediante la ricerca di quel canale ponte che dovrebbe sostituire, dal 1° gennaio prossimo, la quota 103. Ma si attendono novità anche sul fronte dell’Ape sociale, in particolare sull’allargamento delle categorie lavorative ammesse all’uscita dai 63 anni di età perché appartenenti a quelle usuranti e faticose. Inoltre, dovrebbero andare verso un rafforzamento le pensioni integrative, con la previsione del silenzio-assenso, la deducibilità di tutti gli strumenti di welfare aziendale e le misure a favore delle giovani generazioni.

Non si è comunque parlato, nell’incontro di oggi, della revisione dell’opzione donna, per la quale si dovrebbero ripristinare i requisiti di uscita che valevano fino al 31 dicembre 2022. Non si è accennato nemmeno alla quota 41, misura destinata a essere messa da parte in vista di tempi migliori.