Mentre in Russia si registrano le prime reazioni dopo il mancato golpe di sabato si scopre anche la reale posizione di Prigozhin: l’autore della rivolta potrebbe essere a Minsk da dove ha spedito un audio lungo 11 minuti.
L’audio di Prigozhin e le reazioni dopo il 24 giugno
L’inquietudine dopo la tempesta. Il ‘tentato golpe’ di sabato che ha visto la cattura di Rostov prima e poi il rischio di uno scontro nelle strade di Mosca ha lasciato delle cicatrici profonde in Russia e ha smascherato la condizione di una potenza globale piegata dalla guerra che sta portando da un anno contro Kiev. E’ una giornata di polemiche, come quelle del ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov che ha accusato prima il presidente francese Macron di aver visto nell’ammutinamento armato avvenuto in Russia l’opportunità di infliggerle una sconfitta strategica. Sempre il ministro degli Esteri ha puntato il dito contro gli Usa dicendo che da Washington la speranza era quella che il golpe di sabato avesse successo. Nel frattempo il protagonista delle vicende di due giorni fa, Evgenij Prigozhin, potrebbe essere in Bielorussia.
Shoigu in Ucraina dopo la ‘rivolta’ di Prigozhin
Sembrava dover essere silurato da Putin, invece il ministro della Difesa Shoigu si è recato in Ucraina per dare supporto alle truppe russe coinvolte nel conflitto. Probabilmente la ribellione di sabato ha avuto anche effetti su chi si trovava in trincea lontano da casa. Una sola cosa è certa: il ministro della Difesa non ha parlato dell’ammutinamento ne ha accennato a un possibile incontro che si sarebbe potuto tenere con Prigozhin. Ci sono ipotesi, non accreditate, che il video che ritrae Shoigu con le truppe sia un falso.
L‘audio di Prigozhin sul ‘golpe’
Undici minuti per spiegare tutto: dalle intenzioni della Wagner fino alle prossime mosse. Evgenij Prigozhin, che fino a qualche giorno fa era conosciuto come ‘il cuoco di Putin’, ha spiegato che in realtà non c’era nessuna intenzione di rovesciare il presidente russo ma si è trattato di una protesta. Non ci va piano Prigozhin che parla di errori gravi commessi in Ucraina e di voler impedire la distruzione della Wagner. Il Cremlino, stando alle sue parole, pensava di liquidare il gruppo di mercenari già da luglio. Oggi a Mosca sembra non sia successo nulla: la sede dell’esercito privato è sempre operativa ma nonostante tutto il procedimento penale con l’accusa di ribellione armata a carico del leader Prigozhin non è terminato. Proprio quest’ultima notizia potrebbe suggerire il perché l’oligarca starà lontano da Mosca.
La Wagner era pronta a deporre le armi
Viene poi rivelato un retroscena su quello che è successo a Rostov. Prigozhin e gli ufficiali della Wagner volevano deporre le armi a Rostov il 30 giugno senza però entrare nell’esercito regolare russo, come imposto dal ministero della Difesa. L’imposizione da parte di Shoigu non è andata giù a Prigozhin e da lì è partita la protesta.
Lukashenko e la Wagner
Cade anche l’ipotesi che la Wagner sia andata in Bielorussia per rovesciare il regime di Lukashenko. Il presidente bielorusso si sarebbe offerto addirittura di trovare una soluzione far proseguire le operazioni della Wagner in una giurisdizione legittima. Qualcuno aveva avanzato l’ipotesi che lo stop alla marcia su Mosca, la ‘fuga’ di Lukashenko verso la Turchia e l’ipotetico arrivo a Minsk di Prigozhin fossero segnali chiari di un tentativo di rovesciamento del potere in Bielorussia.
La fragilità russa
La sintesi della giornata del 24 giugno è questa: la Russia è fragile, è stato un anno e mezzo devastante per la popolazione, per le casse di Mosca e che ha piegato anche l’esercito. La criticità è emersa nella difesa e nell’avanza di Prigozhin che si è fermato ad appena 200 km dalla capitale. Prighozhin lo sa bene e ha spiegato che la marcia ha mostrato seri problemi di sicurezza su tutto il territorio russo. Allora perché fermare la protesta? L’oligarca spiega: “Arrivati vicino a Mosca è diventato ovvio che sarebbe stato versato molto sangue” dice “quindi abbiamo ritenuto che questa dimostrazione fosse sufficiente.