Arrivano i nuovi dati Istat per quanto riguarda l’abbandono scolastico in Italia, e non sono buone notizie. L’Istituto nazionale di Statistica ha analizzato i dossier degli anni scolastici fino al 2022 e il quadro che ne emerge risulta piuttosto preoccupante: uno studente su dieci decide di interrompere precocemente il suo percorso di studi, preferendo il mondo del lavoro ai banchi di scuola superiore.
L’indagine riguarda segnatamente i ragazzi compresi tra i 18 e i 24 anni d’età e riporta l’immagine di un trend decisamente poco gratificante per il sistema scolastico italiano, già vessato da tagli ingenti della spesa pubblica.
Istat, abbandono scolastico e tagli alle spese: “L’Italia spende meno degli altri Paesi Ue per la scuola”
Ad aumentare la pressione sulla scuola italiana, che ormai non costituisce più la scelta migliore almeno per il 10% degli studenti che intraprendono il percorso di studi, è anche il depauperamento dei fondi ad essa destinati. Nello stesso rapporto Istat che denuncia la quota di ragazzi che interrompo precocemente gli studi, si legge anche che l’Italia risulta una delle pecore nere per quanto riguarda la spesa scolastica in ambito europeo.
Infatti, mentre gli antri Stati membri destinano al proprio sistema scolastico in media il 4,9% del PIL, il Bel Paese si accontenta di un più modesto 4,1%. La scommessa economica italiana, così scarsamente interessata alla scuola, si traduce spesso in strutture fatiscenti o non a norma, corpo docente carente e, di conseguenza, un crescente abbandono scolastico.
L’Istat ha infatti rilevato che la quota di adulti tra i 25 e i 64 anni che possiedono al massimo la licenza di terza media raggiunge la percentuale del 37,4%, contro il 22% della Francia e l’appena 14% della Germania.
Il Gap tra Europa e Italia riguarda anche il numero di laureati
Non solo abbandono della formazione scolastica secondaria. La prosecuzione degli studi con una formazione di livello terziario, che comprende cioè il curriculum universitario, è una scelta che rimane invisa a molti ragazzi italiani. Nel 2021, sempre l’Istat aveva parlato di una quota di laureati italiani preoccupantemente più bassa rispetto alla media europea.
Se negli altri Stati membri il 41,6% dei giovani tra i 30 e i 34 anni possiede una laurea, in Italia solo il 26,8% di persone nella stessa fascia d’età può dire di aver provato la soddisfazione di indossare una corona d’alloro.
Il divario con l’Europa si articola poi in diverse sottocategorie: al Sud si laurea solo un giovane su cinque (20,7%, mentre al Nord la percentuale sale al 30), mentre raggiunge il titolo di studio terziario solo il 20,4% dei giovani studenti maschi (la media Ue è del 36,3%) e il 33,3% delle studentesse, contro una media europee del 47%.