Un ministro Salvini in gran forma quello che ha fatto da padrone di casa alla presentazione della prima stazione pubblica ad idrogeno a Roma.
Un’occasione per il ministro non solo per presentare il progetto sull’idrogeno per tutti. Ma anzi, ha colto bene l’occasione per dare una raddrizzata, dal punto di vista della Lega, alle nascenti crepe che si cominciano a vedere nel centro destra.
“Nei prossimi quattro anni l’Italia vivrà, ne sono convinto, una rivoluzione infrastrutturale, economica, sociale, ambientale e culturale che non viviamo dai tempi del secondo dopo guerra, dai tempi del boom economico”.
Un futuro green che scommette sull’idrogeno
Questa mattina, 26 giugno in collaborazione con alcuni partner industriali, è stata presentata dal vicepresidente del Consiglio e ministro Matteo Salvini il progetto della “Prima Stazione di Rifornimento a idrogeno a Roma”. Presso la Stazione di Servizio di via Ardeatina 558.
Per il ministro Salvini è una questione di buonsenso e il suo è un attacco non proprio velato alle istituzioni europee che decidono dall’alto della loro complessa burocrazia.
“Idrogeno, transizione ecologica, riduzione delle emissioni sì ma con buonsenso. Il nostro obiettivo è di mettere a terra bene tutti i fondi del Pnrr, con buon senso e buon senso non significa sono elettrico. Io sono convinto che la neutralità tecnologica, che comprende l’idrogeno, le biomasse, i biocarburanti, sia fondamentale”.
Il peccato originale è legato alla scelta del solo elettrico come ‘carburante’ per le automobili, quando non si è considerato la quasi totale dipendenza dai produttori di batterie, quei cinesi, tirati in ballo più volte dal ministro Salvini.
“Ci sono quei 2-3 miliardi di investimento per fare autobus elettrici ma ne produciamo in Italia un quarto, quindi io vado a fare debito pubblico per acquistare dall’altra parte del mondo autobus elettrici che vengono fatti sfruttando il carbone. Le batterie le producono quasi tutte i cinesi”
Il ministro ha voluto più volte sottolineare come sia un modo sbagliato questo dell’Unione Europea. Un maniera di insistere su un’economia che usa le centrali a carbone, come quella cinese, invece di usare un po’ di buonsenso.
Sintonia nel governo sbandierata per non destar polemica
Per quanto il ministro si sforzi di essere credibile quando parla di transizione green. Appare meno sicuro e credibile ma più legato a necessità politiche quando cerca di smorzare le polemiche nella maggioranza.
“Sono in totale sintonia con Giorgia Meloni, ma su tutti i temi: leggo ricostruzioni surreali di cui spesso, anzi tutti i giorni, io e Giorgia sorridiamo al telefono perché più scrivono così più cementano il nostro rapporto politico umano e di amicizia”
Alla fine però, il politico navigato che della contraddizione ne ha fatta un vera e propria arte. E’ riuscito a trovare anche il tempo per attivare la solita difesa d’ufficio per la ministra Santanché.
Quella stessa ministra che solo pochi giorni fa era stata invitata, da alcuni esponenti della Lega, a recarsi in parlamento a riferire rispetto alle rivelazioni di Report.
“Io mi fido dei miei colleghi con cui lavoro in Consiglio dei Ministri e non è un articolo di giornale o una trasmissione televisiva farmi cambiare idea. Anche perché, stando agli stessi articoli di giornali alle stesse trasmissioni televisive, io avrei dovuto rubare non so quanti milioni di euro ed essere arrestato alcune decine di volte e poi è finito nel nulla”