A pochi giorni dalla notizia dei 9 in condotta ricevuti dagli studenti coinvolti nell’aggressione, la professoressa colpita dai pallini in classe a Rovigo è tornata sulla vicenda, spiegando di essere stata lei a pagare per tutti. I fatti risalgono allo scorso 11 ottobre. La docente, specializzata in geologia, stava tenendo una lezione di scienze in una prima classe dell’istituto Viola Marchesini quando, dopo essersi chinata, era stata raggiunta al volto da alcuni piombini in gomma sparati da una pistola ad aria compressa, rischiando di perdere un occhio. Rattristata e sconvolta dall’accaduto, ripreso anche in dei video circolati sul web, aveva deciso di denunciare la classe coinvolta. Ma era stata progressivamente allontanata dall’insegnamento.
Torna a parlare la professoressa colpita dai pallini in classe a Rovigo
Sono ancora rattristata,
ha esordito, intervistata ai microfoni di Morning News, la prof aggredita a Rovigo. Dai fatti, saliti alla ribalta delle cronache, sono passati mesi. Eppure la donna non riesce ancora a capire, dice, perché i suoi studenti abbiano deciso di prenderla di mira in questo modo. Tornando sull’accaduto dopo la notizia degli alti voti in condotta assegnati ai ragazzi responsabili, ha raccontato la vicenda, spiegando di essersi sentita abbandonata per i provvedimenti presi nei suoi confronti dalla dirigente dell’istituto, come se fosse stata lei ad innescare il comportamento degli studenti.
Posso spiegarmi quello che è successo solo pensando che volessero fare un’esperienza per fare un video tale da ottenere follower – ha dichiarato la prof -. Hanno approfittato di un’ora che veniva dopo un compito. Avevano predisposto i banchi in un determinato modo e non hanno voluto rimetterli a posto, poi mi hanno chiesto informazioni su una diapositiva e mentre cercavo la pagina del libro corrispondente ho iniziato a vedere arrivare questi pallini. Pensavo fosse la solita cerbottana con i pallini di carta, fino a quando non mi è arrivato quello sulla testa che mi ha fatto male.
Dopo aver denunciato l’accaduto, richiamando gli studenti coinvolti alle loro responsabilità, era stata allontanata dalla classe e, progressivamente, messa da parte, come se, nonostante i suoi numerosi titoli, non fosse in grado di gestire i ragazzi e le sue lezioni.
Sono stata io la punita, fin da subito – ha spiegato -, perché oltre a togliermi quella classe non so se me ne volevano togliere anche altre, probabilmente pensavano non fossi più idonea all’insegnamento. Non capisco la scelta della dirigenza, in quella scuola fanno una distinzione tra insegnanti di Serie A e Serie B.
Oltre al danno, anche la beffa, quindi. Soprattutto perché, i ragazzi, nonostante lei continuasse a frequentare la scuola, non le avrebbero rivolto alcuna scusa, se non quando espressamente chiamati a farlo, come se non avessero compreso il loro gesto. Ecco perché non avrebbero dovuto ottenere voti così alti in condotta (due 9), nonostante il rendimento scolastico, come dichiarato dall’avvocato di uno di loro, fosse “ottimo”.
La questione degli alti voti in condotta
Sulla vicenda, che ha scatenato non poche polemiche, si sta ora cercando di fare chiarezza. Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, aveva già deciso di ispezionare l’istituto (per capire se siano stati rispettati tutti i regolamenti del caso). Nelle scorse ore ha annunciato di voler prendere ulteriori provvedimenti, accennando anche a una possibile modifica del voto in condotta.
Abbassarlo sarebbe un modo per incentivare i ragazzi a riflettere sui loro comportamenti, prevenendo episodi simili. Episodi che, come il caso di Rovigo ma anche quello di Abbiategrasso dimostrano, sono sempre più frequentemente all’ordine del giorno.
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