Dopo sette giorni di agonia è morto, a causa delle gravi lesioni riportate dopo essere stato pestato a sangue, Alessandro Castellaccio, il 41enne trovato in fin di vita a Tivoli lo scorso 18 giugno. Sull’aggressione, avvenuta davanti a un bar del centro città, dove la vittima aveva chiesto a un avventore di origini romene di non gridare, indagano i carabinieri locali con il coordinamento del procuratore Francesco Menditto. L’obiettivo è ricostruire le esatte dinamiche dell’accaduto. L’accusa nei confronti del presunto colpevole passa intanto da lesioni a omicidio e in tanti, sui social, sperano che possa essere fatta giustizia.
Morto dopo giorni di agonia Alessandro Castellaccio: era stato pestato a Tivoli a causa di una lite
I fatti risalgono al 18 giugno scorso. Castellaccio, che si trovava davanti a un bar del centro storico di Tivoli, aveva chiesto a un gruppo di uomini di nazionalità romena di non gridare e fare meno confusione. Dal suo rimprovero era scaturita una lite dall’esito violentissimo. Trovatosi faccia a faccia con uno di loro, il 41enne gli aveva sferrato un pugno in pieno viso. Raggiunto dagli altri, era stato così pestato a sangue, anche quando ormai inerme, a terra.
Una volta soccorso era stato ricoverato d’urgenza nel reparto di terapia intensiva del Policlino Umberto I di Roma per un’emoraggia cerebrale. Il suo rivale, ricoverato anch’egli, con una prognosi di 30 giorni, era stato immediatamente identificato e denunciato per lesioni. Dopo la morte di Castellaccio, avvenuta a causa delle gravi lesioni riportate in seguito al pestaggio dopo sette giorni di agonia, l’uomo rischia di essere accusato per omicidio preterintenzionale.
I messaggi di cordoglio per la vittima sui social
Mentre sul caso indagano i carabinieri della compagnia di Tivoli, coordinati dal procuratore Francesco Menditto, con l’obiettivo di fare luce sulle esatte dinamiche di quanto accaduto, sono in tanti, sui social, a dedicare messaggi di cordoglio alla vittima. Sembra infatti che Alessandro Castellaccio fosse molto noto in città, con il soprannome “lo Sceriffo”.
Niente e nessuno potrà riportarti indietro, senza di te tutti si sentiranno soli, ci mancheranno per sempre i tuoi sorrisi e la tua generosità. La tua assenza sarà dura da sopportare per tutte le persone che ti hanno conosciuto, sei volato in cielo e l’unica cosa che possiamo fare è continuare a viverti portandoti nel cuore dei nostri ricordi,
gli scrive un amico. Un altro, ricordando il giorno del suo matrimonio, scrive che “nessuno dovrebbe morire in questo modo“. Qualcuno riflette, invece, su questo e altri episodi della mala movida della città.
Non è la prima volta che a Tivoli, a seguito di risse, persone vengono uccise o seriamente ferite – scrive un utente -. Basta ricordare, per esempio, che nella notte tra giovedì 4 e venerdì 5 agosto 2022, in piazza Garibaldi, il 27enne tiburtino Sami Kourid fu colpito dal 36enne tiburtino Marco A. con un pugno al volto e stramazzò sul selciato, forse dopo aver battuto la testa contro una panchina. Non è possibile morire in questo modo e non è nemmeno possibile che a Tivoli la cosiddetta movida si risolva in risse, omicidi, urla, schiamazzi, ferimenti, danneggiamenti alle strutture pubbliche e private. Sembra il far west.
In tanti, come lui, mettono in evidenza l’assenza delle istituzioni e sperano che, almeno a tragedia avvenuta, si sia in grado di fare giustizia. “Mi auguro che l’aggressore venga punito con severità”, scrive qualcuno. Episodi del genere, purtroppo, sono ormai all’ordine del giorno in tutta Italia.
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