Il Club Alpino Italiano non interverrà sulle croci di vetta. Lo ha chiarito il presidente Antonio Montani dopo la polemica scoppiata nelle ultime ore che ha coinvolto diversi esponenti politici, tra cui la ministra del Turismo Daniela Santanchè e il vicepremier Matteo Salvini. La discussione era infatti partita da un articolo, pubblicato lo scorso 23 giugno da Lo Scarpone- sito di riferimento del Club- intitolato: “Croci di vetta: qual è la posizione del CAI?” Una serie di riflessioni che hanno poi scatenato il dibattito.

Croci di vetta, il chiarimento del CAI: “Non è la nostra posizione ufficiale”

Antonio Montani ha spiegato, domenica 25 giugno, che tutta la polemica sulle croci di vetta era in realtà nata da un malinteso.

Non abbiamo mai trattato l’argomento delle croci di vetta in alcuna sede, tantomeno prendendone una posizione ufficiale. Quanto pubblicato è frutto di dichiarazioni personali espresse dal direttore editoriale Marco Albino Ferrari. Personalmente, come credo tutti quelli che hanno salito il Cervino, non riesco a immaginare la cima di questa nostra montagna senza la sua famosa croce.

Il presidente del Cai ha poi rivolto delle scuse alla ministra Santanchè, in questi giorni nell’occhio del ciclone per il “caso Report”:

Voglio scusarmi personalmente con il ministro per l’equivoco generato dagli articoli apparsi sulla stampa e voglio rassicurare che per ogni argomento di tale portata il nostro ministero vigilante sarà sempre interpellato e coinvolto.

La polemica

L’articolo pubblicato sul sito Lo Scarpone ricostruisce quanto emerso durante un convegno alla Cattolica di Milano per la presentazione di un libro, in cui era presente Marco Albino Ferrari, direttore editoriale del Cai.

Ogni notizia legata a una croce porta alla rapida formazione di schieramenti netti. (…)La discussione ha visto un punto di convergenza nella necessità di lasciare integre le croci esistenti e di evitare l’installazione di nuovi simboli sulle cime

si legge. Un tesi che, secondo quanto riportato, sarebbe stata pienamente condivisa dal Cai.

Il Cai guarda infatti con rispetto le croci esistenti, si preoccupa del loro stato e, in caso di necessità, si occupa della loro manutenzione.

si legge ancora. Ma, in un presente caratterizzato da un sempre più ampio dialogo interculturale e da nuove esigenze paesaggistiche-ambientali, il Cai sarebbe indotto

a disapprovare la collocazione di nuove croci e simboli sulle nostre montagne. (…) Sarebbe interessante se, per una volta, il dibattito riuscisse a smarcarsi dalla logica del tifo per abbracciare il desiderio di ascoltare, comprendere e riflettere.

Una spiegazione su cui si erano subito espressi alcuni politici.

Le reazioni di Santanchè, Salvini e Tajani

Daniela Santanchè, Ministra del Turismo, si era così espressa sulla questione:

Resto basita dalla decisione del Cai di togliere le croci dalle vette delle montagne senza aver comunicato nulla al Ministero. Non avrei mai accettato una simile decisione che va contro i nostri principi, la nostra cultura, l’identità del territorio, il suo rispetto. Un territorio si tutela fin dalle sue identità e le identità delle nostre comunità è fatta di simboli che custodiscono nel tempo la storia e valori. Invito il presidente del Cai a rivedere la sua decisione.

Anche il leader della Lega, Matteo Salvini, si era unito alla protesta.

Rispetto le idee di tutti, amo la montagna e penso che il Cai faccia un lavoro enorme per tutelarla e valorizzarla. Penso però che la proposta di ‘vietare’ il Crocifisso in montagna perché ‘divisivo e anacronistico’ sia una sciocchezza, senza cuore e senza senso, che nega la nostra Storia, la nostra cultura, il nostro passato e il nostro futuro. Dovrete passare sul mio corpo per togliere un solo crocifisso da una vetta alpina, senza se e senza ma. Guai a chi vuole cancellare la nostra cultura.

Mentre su Twitter il vice presidente del Consiglio, nonché coordinatore nazionale di Forza Italia Antonio Tajani aveva scritto:
 

Esiste un minimo comune denominatore che lega tutta l’Europa ed è il Cristianesimo. Da Roma a Berlino, da Parigi a Lisbona, da Madrid ad Atene e fino ai Paesi baltici troveremo sempre una Croce. Difendiamo i nostri valori, la nostra identità, le nostre radici.

La querelle sembra così essersi concusa con delle scuse per un semplice equivoco.