Una stagione in testa alla classifica per poi cadere a poche gare dal traguardo. Mikel Arteta e la Premier League persa contro il Manchester City è uno scoglio difficile da superare ma il tecnico spagnolo ha dimostrato di saper guidare un gruppo giovane verso obiettivi importanti. Si è dovuto arrendere solo di fronte a Pep Guardiola che quest’anno ha centrato il Triplete, allenatore da cui ha rubato i segreti mente gli faceva da assistente prima di decidere di mettersi in gioco a Londra. Ha risollevato l’Arsenal dopo anni di torpore e promette di riprovarci la prossima stagione.
Ad un passo dal trionfo
Dopo diciannove anni di attesa l’Arsenal pregustava la vittoria del campionato. Tanti giovani finalmente sbocciati e un gioco piacevole avevano permesso ai Gunners di comandare la Premier League fino al mese di maggio quando la sconfitta nello scontro diretto con il City e qualche risultato negativo ha fatto perdere il primato. L’Emirates però ha potuto finalmente riassaporare quel profumo di vittoria che non si avvertiva dai tempi di Arsene Wenger. Proprio l’allenatore francese aveva portato Arteta ai Gunners per affidargli le chiavi del centrocampo trasmettendogli tutta la passione per la squadra del nord di Londra.
Ricordo tre anni fa quando ero l’assistente di Pep al City, abbiamo giocato contro l’Arsenal e ho visto che l’anima del club si era persa. Sapevo che c’era la possibilità, poco dopo, di essere sull’altra panchina e sapevo che questo club è così grande che serviva solo risvegliare i tifosi. È stato difficile e ora mi sento felice. Abbiamo un’identità chiara, c’è unione e siamo pieni di energia. Dall’alto verso il basso, spingono tutti nella stessa direzione. Diamo ai tifosi qualcosa su cui sognare e di cui essere orgogliosi.
Vincerla sarebbe stata un’impresa. Questo è l’Arsenal e il livello è alto. Fa ancora male non aver vinto la Premier dopo aver duellato 10 mesi con il City, ma lo sport è anche questo. Cosa ci è mancato? Tante cose, abbiamo avuto quei due pareggi che ci hanno tagliato le gambe, oltre a tutte le disgrazie che sono successe, ma visto che siamo una squadra molto giovane potremmo comunque parlare di impresa. Detto questo, ciò che è stato ottenuto con una squadra così giovane vale la pena. Questo è chiaro anche a me.
In molti momenti. Il team mi ha dato ottime sensazioni e abbiamo avuto una connessione con i tifosi. Ci credevamo. Ma quando abbiamo iniziato ad avere infortuni, non è stato possibile mantenere il livello della squadra. Se vuoi vincere la Premier contro il City, devi arrivare ad aprile-maggio con tutti i giocatori a disposizione e al meglio. E noi, a causa degli infortuni, non ci siamo arrivati. Eravamo un buon mix di esperienza e gioventù. Quelli più esperti erano modelli per i ragazzi. E poi, abbiamo avuto la fortuna di prendere una generazione dall’Academy con molto potenziale. Si divertono, gareggiano e questo ci porterà a vincere.
Quei tre pareggi di fila che abbiamo avuto ci hanno penalizzato, e tutte le disgrazie che sono successe. Ci sono stati tre o quattro infortuni di giocatori importanti e da lì tutto si è complicato. Quando avevamo la squadra al completo, eravamo costanti. Non appena sono arrivati i problemi, non siamo riusciti a superarli. E poi il nostro rivale era la migliore squadra del mondo con il miglior allenatore del mondo… Non abbiamo avuto altra scelta che accettarlo e stringere la mano al campione
Nemici/amici con Guardiola
Stesso ruolo in campo in cabina di regia e ora in panchina, nel mezzo anche una avventura insieme con Arteta a rubare i segreti del mestiere come assistente tecnico di Pep Guardiola al Manchester City. Poi il grande salto uscendo dalla comfort zone accettando la panchina dell’Arsenal diventando quindi una rivale dei Citizens. L’amicizia fuori dal campo rimane immutata ma durante le partite avviene la trasformazione per entrambi, come se fossero dei rivali che non si sopportano.
A qualcuno è anche venuto il dubbio che il loro rapporto possa essersi incrinato, soprattutto dopo questa stagione dove l’allievo stava finalmente superando il maestro salvo chiudere con la beffa finale. Non sarà però un mancato saluto al triplice fischio a minare la loro amicizia come rivela lo stesso Arteta che parla di Guardiola con parole al miele:
Lui è il migliore in tutto: nel gestire il gruppo, nel trascinarlo, nel convincerlo delle sue idee, nei processi decisionali prima e durante la partita, nel tirare fuori il meglio dai giocatori. Pep è un genio, è inutile fare paragoni. Ogni opera ha avuto la sua brillantezza, e questo City è incredibile, perché è bello da vedere ed è stato costruito adattandosi ai giocatori, che alla fine sono i veri protagonisti. E ovviamente vince trofei
Con lui ho un rapporto fantastico, ci ho parlato pochi giorni fa. Siamo entrambi molto vincenti, competitivi e quando siamo sul ring, siamo molto concentrati. Ma siamo abbastanza fiduciosi perché ciò accada e il giorno dopo chiamaci e abbraccialo. Questo non andrà mai via.