Oggi in Grecia riaprono i seggi dopo una campagna elettorale di quasi cinque settimane: nel secondo scrutinio, il leader conservatore Kyriakos Mitsotakis insegue un mandato pieno e la maggioranza parlamentare assoluta. Mitsotakis, primo ministro già in carica, e il partito conservatore Nea Dimokratia, nelle elezioni dello scorso 21 maggio, avevano ottenuto una vittoria schiacciante, raccogliendo il 40% dei voti e doppiando il risultato dell’avversario principale, il partito di sinistra Syriza, guidato Alexis Tsipras. Il risultato, tuttavia, non aveva garantito ai conservatori la maggioranza assoluta nel Parlamento (300 seggi).

Grecia al voto: secondo scrutinio, Mitsotakis punta alla maggioranza assoluta

La nuova legge elettorale, con cui si voterà oggi, consentirà ai conservatori di Nea Demokratia di avere la maggioranza assoluta in Parlamento. Proprio guardando al cambio di legge elettorale, voluto dal governo di Mitsotakis stesso, già da tempo era prevedibile che si sarebbe giunti al secondo turno. A differenza del proporzionale puro in vigore fino a maggio, dopo le votazioni di oggi i seggi verranno assegnati in base a un sistema elettorale che prevede un premio di maggioranza variabile dai 20 ai 50 seggi in base alla percentuale ottenuta dal primo partito. Pare quindi prevedibile che si assisterà a un secondo “terremoto politico“, come ha definito Mitsotakis il risultato della scorsa tornata elettorale.

Nei sondaggi di opinione condotti in queste settimane, non risulta che la strage di migranti al largo di Pylos abbia in qualche modo intaccato il vantaggio di Mitsotakis, che si attesta sempre sui 20 punti percentuali rispetto alla sinistra. Alexis Tsipras, simbolo della speranza della sinistra radicale in Europa quando diventò presidente nel 2015, in questo secondo turno si gioca tutto. La sua leadership rischia di essere definitivamente messa in questione, se si dovesse assistere a un ulteriore calo di sostegno da parte degli elettori. Più che gli avversari di sinistra, motivo di apprensione per Mitsotakis sono gli astensionisti. Il premier, in lizza per il secondo mandato, teme che non si raggiungerà il quorum e ha dichiarato, prima dell’inizio del silenzio elettorale: “Spero che non dovremo incontrarci di nuovo all’inizio di agosto“, al terzo mandato.