Cosa sta accadendo in Russia con la Wagner? Yevgeny Prigozhin, capo del gruppo di mercenari Wagner, è salito alla ribalta dopo aver assunto un ruolo sempre più visibile nella guerra in Ucraina, dove i suoi stanno combattendo per conto di Mosca. Le truppe di Wagner hanno issato una bandiera russa nella città ucraina orientale di Bakhmut ad aprile. Prigozhin ha trasformato quel momento di trionfo in un’opportunità pochi giorni dopo per accusare i vertici militari russi di essere responsabili dei fallimenti in Ucraina.
La faida in corso con il ministero della Difesa ha raggiunto nuove vette sabato quando il leader Wagner ha affermato che i suoi combattenti erano passati dall’Ucraina alla città di confine russa di Rostov-on-Don e che avrebbero combattuto chiunque avesse cercato di fermarli.
Margelletti: “Putin e Prigozhin sono sodali”
Andrea Margelletti, Presidente del CeSI Centro Studi Internazionali, ha analizzato la situazione nel corso di uno speciale del Tg2:
“Si poteva e si doveva immaginare quanto sta accadendo. Si tratta di una resa di conti tra bande criminali. C’è un gruppo dirigente, interessato ai dollari, che si avvicina a Mosca e un altro gruppo dirigente in forte crisi. Era inevitabile che questo showdown ci fosse. In Russia, per antica tradizione, alcuni conti si regolano così, non certo con congressi di partito.
E’ interessante che Prigozhin non abbia mai attaccato Putin e che Putin, nelle sue dichiarazioni contro i traditori, non abbia citato Prigozhin. Ciascuno in qualche modo è sodale all’altro. Sono assolutamente sicuro che in queste ore continuano a sentirsi.
Lo scontro qui è tra chi è un falco e chi è un super falco. Semmai dovesse vincere Prigozhin, l’obiettivo strategico sarebbe comunque quello di continuare la guerra in Ucraina. La situazione diventerebbe infinitamente più complessa”.
Massolo: “Prigozhin sarà ridimensionato”
Anche l’ambasciatore Giampiero Massolo, presidente dell’Ispi, ha detto la sua nel corso dello Speciale Tg2: “Quello a cui stiamo assistendo non necessariamente avvicina la pace. La resa dei conti dei capi bastone è destinata a risolversi con un ridimensionamento di Prigozhin. Putin, che aveva per molto tempo giocato abilmente con la rivalità tra le varie fazioni, vede i nodi avvicinarsi al pettine. L’anomalia insostenibile di Prigozhin andrà risolta in qualche modo. Vediamo se ci riuscirà. Questo deve accadere prima che la rivolta faccia leva sui malumori nell’apparato militare russo.
Se Putin ristabilirà l’ordine costituito, questo non avrà effetto sulla situazione ucraina, se invece la situazione si dovesse avvitare, allora potremmo assistere ad uno spezzatino della Russia e si creerebbe un’aria di instabilità nociva non solo alla guerra in Ucraina, ma a tutto lo scenario complessivo. La cosa certa è che la Russia esce indebolita da questa situazione”.
Cella: “Vedremo come il popolo russo reagirà al golpe”
Giorgio Cella, analista di geopolitica, sempre nel corso dello speciale Tg2 ha affermato: “Si intuisce che c’è un tentativo sullo sfondo di rivolta che porta poi alla presa della capitale. Come in tutti i golpe bisogna vedere quale sarà la reazione popolare. Vedremo quale reazione militare ci sarà delle fazioni vicine a Putin quando le milizie arriveranno vicine alla capitale russa. E’ uno scontro tra fazioni. Io immagino che a Mosca saranno già arrivate le truppe cecene che in questo motivo vorranno rimanere fedeli al potere centrale e opporsi alla Wagner con cui ci sono dei contrasti.
Altro elemento da considerare è la reazione che ci sarà da parte delle élite dei servizi di sicurezza. Sono dinamiche che emergono anche rapidamente in caso di colpi di Stato”.
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