Riscatto della laurea, la convenienza per la pensione si misura dall’età del primo lavoro a tempo indeterminato. È quanto si può affermare in merito all’operazione da effettuare all’Inps di riscatto degli anni di studi universitari e il vantaggio da acquisire nel momento in cui si dovrà accedere al pensionamento. Molti degli effetti positivi del riscatto della laurea, sia per l’anticipo pensionistico sia ai fini della misura del trattamento di quiescenza, derivano dall’inizio della vita lavorativa, al di là del riscatto stesso. Si precisa che non è possibile riscattare anni universitari già coperti da contribuzione previdenziale: pertanto, se un soggetto lavora negli stessi anni in cui studia all’università, non potrà in futuro richiedere la doppia contribuzione all’Istituto previdenziale per lo stesso periodo.

Riscatto laurea, la convenienza per la pensione si misura dall’età del primo lavoro: ecco quando e quanto conviene

Un caso di riscatto della laurea conveniente per la futura pensione potrebbe essere quella di un contribuente, immatricolatosi all’università nella prima metà degli anni ’90, con termine degli studi universitari nel 1998 e primo impiego nel 1997, nel settore pubblico. In questo contesto, quanto potrebbe essere conveniente per il contribuente procedere con l’opzione di riscatto della laurea? Si ritiene che, in questa situazione, il riscatto della laurea possa contribuire ad abbassare l’età della pensione per il contribuente mediante il ricorso alla pensione anticipata dei soli contributi, attualmente (e fino al 2026) conseguibile con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e con 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne. Oltre all’anticipo rispetto alla prima data di uscita utile per andare in pensione, il riscatto della laurea può giovare anche dal punto di vista dell’importo mensile del trattamento previdenziale.

In linea generale, ai fini dell’anticipo della pensione, i maggiori benefici si possono ottenere quanto minore è il periodo che intercorre tra la data di conseguimento del titolo accademico e la data relativa all’avvenuta assunzione con contratto di lavoro a tempo indeterminato. Pertanto, dopo la laurea (da riscattare o meno), il periodo di attesa per il primo lavoro retribuito e con versamenti all’Inps risulta decisivo ai fini della futura pensione. Nell’esempio del soggetto, avendo iniziato a lavorare nel 1997, l’appartenenza al sistema previdenziale contributivo ne determinerà anche il calcolo della pensione mensile in base al montante dei versamenti effettuati durante la vita lavorativa.

Quando realmente riscattare gli anni universitari fa andare in pensione prima?

Dalle osservazioni della convenienza e dei vantaggi del riscatto della laurea ai fini della futura pensione, può osservarsi che i risultati ottimali si hanno iniziando prima a lavorare con contratto a tempo indeterminato. A tal proposito, un’età di inizio del primo lavoro a 23 o 24 anni, potrebbe garantire la migliore ottimizzazione della spesa prevista per il riscatto rispetto a un percorso di studi di quattro anni. Man mano che aumenta l’età del primo lavoro, si affievoliscono i vantaggi e la convenienza del riscatto della laurea e, in generale, si riducono gli effetti positivi sulla futura pensione. Iniziare a lavorare a un’età successiva, ad esempio a 29 o 30 anni, potrebbe ridurre o addirittura rendere nullo il riscatto della laurea per andare in pensione prima.

Per inizi di lavoro così tardi, infatti, la pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi potrebbe arrivare più tardi della pensione di vecchiaia, attualmente fissata a 67 anni di età. Entrambi i requisiti previdenziali saranno soggetti a nuovi adeguamenti dell’età di pensionamento per via della mutata speranza di vita. La pensione anticipata dei soli contributi rimarrà costante fino a tutto il 2026, quella di vecchiaia garantirà l’accesso a 67 anni ancora per un biennio, prima di salire nuovamente.