Sarebbe stata un’overdose di hashish a provocare la morte di Nicolò Feltrin, il bimbo di due anni di Longarone, in provincia di Belluno, deceduto dopo essere stato ricoverato d’urgenza all’ospedale San Martino lo scorso 28 luglio. Per la vicenda è indagato il padre che, accompagnando il piccolo in pronto soccorso, aveva raccontato ai medici di turno di pensare che il figlio avesse raccolto e mangiato qualcosa da terra nel parco. I rilievi effettuati dalla Procura avrebbero invece riscontrato nel suo sangue elevati quantitativi di droga.
Era morto a due anni a Longarone, per il perito Nicolò Feltrin è stato ucciso da un’overdose
Diverse volte avrebbe ingerito hashish misto a cibo. Per questo Nicolò Feltrin sarebbe morto, il 28 luglio 2022, dopo essere stato ricoverato in codice rosso all’ospedale San Martino di Belluno. A dichiararlo è stato il perito che ha effettuato i rilievi, l’anatomopatologo Antonello Cirnelli, insieme alla tossicologa di Medicina legale di Padova, Donata Farvetto. Stando a quanto emerso dalle loro analisi, il bimbo sarebbe stato esposto per lungo tempo a sostanze stupefacenti: non soltanto cannabinoidi – riscontrati in grande quantità nel suo sangue -, ma anche eroina, cocaina e metadone.
Un mix letale anche per un adulto, che non avrebbe lasciato al piccolo nessuna speranza. Nel corso delle perquisizioni seguite alla sua morte, gli inquirenti avevano trovato all’interno dell’abitazione famigliare diverse sostanze: sia nella camera di Nicolò, all’interno di una tazzina, sia in quella dei genitori. Per questo i sospetti si erano concentrati subito su questa pista. Anche perché, secondo quanto riportano fonti locali, la madre del bambino avrebbe un passato da tossicodipendente. L’ipotesi più accreditata è che i genitori abbiano somministrato al bimbo dell’hashish per concigliargli il sonno, in maniera ripetuta.
Indagato per omicidio colposo il padre del bambino
Per la vicenda è stato iscritto nel registro degli indagati il padre del bambino, il 43enne Diego Feltrin. Accompagnandolo in pronto soccorso, l’uomo aveva raccontato che il bambino avesse raccolto e ingerito accidentalmente qualcosa che aveva trovato a terra, nel parco. Decidendo, quindi, di sorvolare sul dettaglio delle sostanze stupefacenti assunte. L’ipotesi di reato è di omicidio colposo.
Assistito dall’avvocato Massimiliano Xaiz, il 43enne avrebbe già nominato un perito di parte. Quello di suo figlio è un caso unico: mai, prima di ora, un bambino era morto dopo aver assunto della cannabis. Sono invece tanti i casi di coloro che vi entrano in contatto, in un modo o nell’altro. È di ieri, 22 giugno, la notizia di un bambino di due anni che a Palermo è finito in ospedale dopo aver ingerito dell’hashish.
Casi simili si sono verificati in tutta Italia. A Venezia, città che, negli ultimi tempi, è costretta a fare i conti con un vero e proprio allarme droga, lo scorso giugno una neonata di 9 mesi era risultata positiva alla cocaina. La scoperta era stata fatta dopo che i vicini di casa di sua madre, da tempo tossicodipendente, avevano chiamato le forze dell’ordine per disturbo della quiete pubblica, indicando loro la presenza di una bimba piccola.
La donna, in pratica, aveva iniziato ad urlare a squarciagola mentre, brandendo un coltello, si era calata da una finestra del suo appartamento. Temendo il peggio, i residenti avevano fatto scattare l’allarme. L’ipotesi è che le tracce di cocaina trovate nel sangue della neonata – subito sottoposta ad accertamenti – le siano state trasmesse dalla madre, attraverso l’allattamento. Non si sa invece come sia venuto a contatto con la stessa sostanza il bimbo di due anni che a Trapani è stato ricoverato dopo aver avvertito un malore, poi ricondotto a un’overdose.