Mes, Fedriga invita a “non ideologizzare” sul tema. Questo è, in poche e parole, l’auspicio del governatore del Friuli-Venezia Giulia e presidente della Conferenza delle Regioni, intervistato da La Stampa. Poi ci tiene a fare una precisazione: ratificare la riforma del Meccanismo europeo di stabilità non significa, nei fatti, utilizzarlo.
Mes, Fedriga: “Ci saranno altri approfondimenti”
Massimiliano Fedriga rilascia oggi, venerdì 23 giugno 2023, alcune importanti dichiarazioni a proposito del Mes, tema al centro del dibattito politico da ormai qualche giorno. Ieri la Commissione Esteri della Camera ha dato il via libera al testo base del disegno di legge di ratifica. Tuttavia ciò che ha fatto discutere non è stata la decisione presa, bensì il fatto che gli esponenti della maggioranza risultavano essere tutti quanti assenti.
Il documento ieri, giovedì 22 giugno 2023, è stato votato dai politici di Pd, Iv-Azione e Avs. Si è astenuto invece il M5S. E Mentre ancora oggi se ne torna a discutere, il testo passerà presto all’esame della commissione Bilancio. Poi tornerà nelle mani della commissione Esteri, dove sarà votato il mandato al relatore. Infine, il prossimo 30 giugno il ddl approderà alla Camera.
Così Fedriga, esponente della Lega di Matteo Salvini, ha fatto sapere che a breve ci saranno altri approfondimenti sul tema. Poi è intervenuto in merito al fatto che il ministro Giancarlo Giorgetti ha fatto recapitare alla Camera una lettera in cui diceva che la ratifica non comporterebbe danni per l’Italia (ma al contrario sarebbe molto conveniente). Queste le sue parole:
Penso sia stato corretto trasmettere una comunicazione dal punto di vista tecnico dal governo alla commissione Bilancio. Adesso è il momento della valutazione politica, che sarà il Parlamento a fare. Ci saranno altri approfondimenti. Spero che la valutazione, in un senso o nell’altro, venga fatta scevra di connotazioni ideologiche.
Inoltre, secondo il governatore del Friuli-Venezia Giulia e presidente della Conferenza delle Regioni, è importante fare una distinzione. Massimiliano Fedriga sostiene, con tono chiaro e deciso:
Ratificare la riforma del Mes non significa utilizzare il Mes. Non sono la stessa cosa.
Pnrr: l’opinione di Fedriga
Sempre ai microfoni del giornale La Stampa il leghista Massimiliano Fedriga parla anche del Pnrr, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, a proposito del quale si discute ormai da tanto tempo. Il politico dice così la sua opinione e sostiene che esso, essendo finanziato da risorse a debito, dovrebbe essere un investimento per far crescere l’Italia. Ma se su alcuni punti sembra che si stia perseguendo lo scopo, su altri, secondo Fedriga, sarebbe necessario qualche ripensamento.
Il Pnrr è finanziato da risorse a debito: indiretto – nel caso del debito europeo che pagheremo pro quota – o diretto. Quindi dev’essere un investimento che può fare crescere il Paese. Su certe scelte l’obiettivo mi pare centrato, credo che invece su altre sia necessaria una seria riprogrammazione. L’Europa dovrebbe mettere in discussione alcune regole.
Anche in questo caso dunque l’opinione del presidente della Conferenza delle Regioni è chiara. È netta. L’Unione Europa, per far bene le cose, dovrebbe secondo il politico analizzare meglio i punti che sembrano non andare bene. L’obiettivo è, come ribadisce più volte Massimiliano Fedriga, quello di aiutare l’Italia a rinascere e rialzarsi.
Ma di quali punti parla per la precisione il governatore del Friuli-Venezia-Giulia? A dichiararlo è sempre lui. Fa alcuni esempi.
Per esempio, l’obbligo di escludere progetti strategici europei perché non possono essere conclusi nel 2026. Per esempio il collegamento Venezia Trieste, parte del Corridoio 5, la linea europea che dovrà congiungere Lisbona a Kiev. Non possiamo finanziarlo con i soldi del Pnrr perché è tecnicamente impossibile concluderlo nel 2026. E contemporaneamente vengono dati 500 milioni di euro a Cinecittà.
Dunque, secondo il leghista:
Se uno individua tre, quattro, dieci progetti da negoziare dicendo ‘su questi non finisco nel 2026, ma finisco nel 2030′, sono convinto che Bruxelles potrebbe essere ragionevole. Bisogna avere il coraggio di chiederlo e riprogrammare. Serve forza politica per farlo e spero che il governo ce l’abbia.