Superbonus, riparte dalla Basilicata la cessione dei crediti d’imposta alle Regioni, interrotta dall’entrata in vigore del decreto 11 del 17 febbraio 2023, provvedimento che, di fatto, ha bloccato la circolazione dei bonus edilizi. La Regione del Mezzogiorno ha appena approvato una legge nel Consiglio che dovrebbe far ripartire la cessione dei crediti edilizi e che potrebbe essere emulata anche dalle altre regioni. Si tratterebbe di una riapertura rispetto a un tracciato già delineato nei primi mesi del 2023, quando le regioni avevano intrapreso un percorso normativo interno che consentisse lo smaltimento dei bonus rimasti incagliati in ambito territoriale. Dopo la Provincia di Treviso, toccò ad altre regioni, tra le quali la Sardegna, la Basilicata, l’Abruzzo, l’Umbria e il Piemonte.
Superbonus, riparte dalla Basilicata la cessione crediti alle Regioni: ecco le ultime novità su come vendere i bonus edilizi
Potrebbe riaprirsi la possibilità di cessione dei crediti d’imposta del superbonus, con acquirenti le regioni. Sta succedendo nella Basilicata, dove il Consiglio regionale ha approvato un modello che consente all’ente territoriale di acquisire crediti d’imposta derivanti dalle ristrutturazioni. La norma è stata presentata dai consiglieri Roberto Cifarelli del Partito democratico, Gianni Perrino del Movimento 5 Stelle e Tommaso Coviello di Fratelli d’Italia. Nel disegno presentato dai tre consiglieri, si consentirebbe l’acquisto dei bonus non da parte delle amministrazioni pubbliche, ma di enti pubblici a prevalente caratterizzazione economica, oltre alle altre società partecipate. Tutti questi enti avrebbero via libera nell’acquisto dei bonus per il fatto che non rientrano nell’elenco fissato dal decreto 11 del 2023 degli enti per i quali vige il divieto di acquisire bonus edilizi. Si tratterebbe, quindi, dei soggetti che sono al di fuori del perimetro delle amministrazioni pubbliche in senso stretto.
I soggetti individuati dalla Regione Basilicata sarebbero l’Acquedotto lucano, il Consorzio di Bonifica e la Società energetica della Basilicata. Tutti questi soggetti potrebbero acquisire i crediti d’imposta dei bonus edilizi e del superbonus per poi compensarli con il modello F24, liberando crediti che attualmente risultano incagliati. La Regione Basilicata stima una cifra di acquisto dei crediti vicina ai 50 milioni di euro.
Vendita bonus edilizi, sblocco crediti incagliati con gli acquisti delle Regioni
Quel che sta avvenendo in Basilicata potrebbe rappresentare un modello da imitare anche per altre realtà regionali. A inizio del 2023 si era mossa per prima la Regione Sardegna che, all’articolo 10 della legge Finanziaria, aveva stabilito la possibilità di acquisto di bonus edilizi da portare, successivamente, in compensazione. La capienza fiscale per la compensazione con tasse e contributi del modello F24 era di 40-50 milioni di euro, al di sotto di una prima valutazione della Regione Basilicata che, a gennaio scorso, stimava un montante di bonus da acquisire per circa 200 milioni di euro. La prima a sperimentare uno schema di cessione dei crediti con l’intervento di un ente pubblico era stata la Provincia di Treviso che aveva emanato un bando da 14,5 milioni di euro di crediti acquistati presso due istituti bancari.
A metà febbraio, tuttavia, era intervenuto il governo che, da un giorno all’altro, aveva emanato con estrema urgenza il decreto 11/2023, poi entrato in vigore il 17 febbraio scorso. Con questo provvedimento, risultano bloccati sia lo sconto in fattura che la cessione dei crediti per interventi cominciati dopo il 16 febbraio 2023. Lo stop alla circolazione dei crediti d’imposta era arrivato dal governo anche per la nuova classificazione dei bonus edilizi dal nuovo Manuale del deficit pubblico, emanato da Eurostat all’inizio di febbraio. In base alle nuove regole di classificazione delle spese statali per i bonus edilizi, i crediti sono classificati attualmente come “pagabili” per non aggravare la situazione dei bilanci statali. Tuttavia, proprio nell’ultima audizione alla Camera di fine maggio, è stata avanzata l’ipotesi di tornare alla classificazione “non pagabile” dei bonus edilizi, con conseguenti vantaggi di circolazione della “moneta fiscale”.