Approvato al Senato, con grande soddisfazione della ministra Calderone, il Dl lavoro. Nelle misure più importanti del disegno di legge, sicuramente, la proroga dello smart working fino al 30 settembre per i lavoratori più fragili della Pubblica amministrazione. Nel dl vengono introdotte, inoltre, alcune novità in merito all’Assegno di Inclusione che prenderà, dal primo gennaio 2024, il posto del Reddito di cittadinanza. Soprattutto, però, il decreto Lavoro conferma il sostegno dello Stato alle famiglie delle vittime di infortuni mortali sul lavoro, aumentando la dotazione del Fondo ad esse dedicato per cinque milioni di euro.

Dl Lavoro, Mancini (FdI): “Fondo per le famiglie delle vittime di infortuni essenziale, non lo avremmo mai penalizzato”.

Approvato al Senato, il Dl lavoro passa ora alla Camera. Dopo le tensioni di ieri in seno alla maggioranza, dunque, tutto è andato come previsto. Tra le più importanti misure contenute nel decreto legge la proroga dello smart working fino al 30 settembre per i dipendenti più fragili della Pa, ma non solo.

Dopo giorni di polemiche, infatti, il Governo ha spento i malumori dell’opposizione approvando un emendamento della senatrice Mancini che aumenta di 5 milioni la dotazione del Fondo per i familiari di vittime di infortuni mortali sul lavoro. Nei giorni scorsi, infatti, le forze di minoranza avevano tuonato contro l’intenzione del Governo di risparmiare sottraendo risorse a questo importantissimo scopo.

La redazione di TAG24 ha dunque discusso i principali contenuti del nuovo Dl lavoro proprio con senatrice Paola Mancini, relatrice del provvedimento e autrice dell’emendamento che aumenta la disponibilità del Fondo per i familiari delle vittime di infortuni sul lavoro.

Onorevole Mancini, nei giorni scorsi si sono rincorse polemiche sul mancato pieno rifinanziamento del Fondo per i familiari delle vittime di infortuni mortali sul lavoro. Il Governo è corso ai ripari dopo le accuse dell’opposizione o, sin da subito, c’era l’intenzione di aumentare le risorse del Fondo?

“Non è stato il decreto a tagliare queste importanti risorse. Purtroppo si è trattato di una questione di equilibri di bilanci. Nell’attimo stesso in cui abbiamo verificato tuttavia l’esistenza di questo buco c’è stato l’immediato input di trovare le risorse per riequilibrare la situazione. I tagli possono essere fatti, ma non certamente su fondi così importanti che riguardano questione drammatiche. Non c’è dunque mai stata la volontà di tagliare, anzi. Non appena ci si è resi conto abbiamo subito proceduto a risolvere”

Già nei giorni scorsi, infatti, l’ANMIL – Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro – si era detta rassicurata della vostra intenzione di provvedere.

“Assolutamente. Non è possibile penalizzare chi ha già avuto un dramma così grande”.

Il tema degli infortuni e delle vittime sul lavoro, purtroppo, è ancora veramente scottante. In quale direzione lavorerà il Governo per arginare questo odioso fenomeno?

“Nella maggioranza c’è molta attenzione su questo tema, in particolare da parte del ministro Calderone. Si tratta di un tema cruciale e, allo stesso tempo, di difficile soluzione. Io credo occorra partire dalla base, ovvero da un grande cambiamento culturale che responsabilizzi sia i lavoratori che i datori di lavoro.

Per questo credo che l’azione debba essere basata non solo su strategie punitive fatte di sanzioni. Penso ci vogliano anche delle premialità da entrambe le parti perché sappiamo che la maggior parte degli incidenti sono dovuti a negligenze e superficialità. Noi dobbiamo portare l’attenzione su questi temi, anche appunto con premialità. Certo è che incidenti e infortuni devono essere assolutamente evitati”.

Come relatrice del Dl Lavoro, è soddisfatta di quanto approvato? Quali sono i punti, a suo giudizio, più cruciali?

“Abbiamo lavorato fino all’ultimo, insieme a tutti i dicasteri, per trovare le risorse. Tenevo molto a rispettare gli impegni che avevo preso: penso ad esempio al campo del welfare e alle misure per rendere i fringe benefit esenti da contributi. Anche essere riusciti a rivedere i parametri della scala di equivalenza per l’Assegno di inclusione è stato un grande successo. Ci rendiamo conto delle difficoltà esistenti dai cittadini: per questo credo di potermi definire soddisfatta. Il lavoro è stato tanto ma ha portato ai suoi frutti”.

In molti temono che l’avvio dell’Assegno di inclusione al posto del Reddito di cittadinanza non riuscirà a garantire tanti cittadini poco abbienti. Ci spiega perché non sarà così?

“Il reddito di cittadinanza aveva lo scopo di avvicinare le persone al lavoro, non quello essere una misura essenziale. Non a caso solo il 18.2% dei percettori ha poi trovato un lavoro. Si è trattato di un vero fallimento. La riforma di oggi prevede due strumenti. Il primo – l’Assegno di inclusione -andrà a chi non può lavorare, mentre l’altro accompagnerà verso il lavoro con strumenti di politiche attive. Io sono estremamente fiduciosa”.

Il Dl lavoro leva l’obbligo per i genitori, i figli di under 14, di dover accettare un posto di lavoro a tempo indeterminato ovunque e stabilisce il limite degli 80 km o dei 120 minuti di distanza. Non pensa che, per un genitore, si possa trattare di distanze impegnative da compiere?

“Sicuramente è impegnativo, per carità. Però 120 minuti si fanno tranquillamente. Auspico a tutti di ottenere il posto sotto casa e credo ci siano tante zone d’Italia dove questa possibilità c’è. Oggi servono delle politiche di riqualificazione e di riorganizzazione del lavoro. L’auspicio è certo che i lavoratori riescano a trovare il lavoro dove abitano. Dobbiamo però andare verso un mercato flessibile, superando il concetto di precariato. Penso soprattutto ai ragazzi molto giovani, che oggi non cercano solo un lavoro, ma il lavoro che rispecchi le proprie aspettative. È giusto lavorare per dare questa risposta”.