Chiedevano la condanna dell’Italia perché non permette la trascrizione degli atti di nascita legalmente riconosciuti all’estero, per bambini nati con la maternità surrogata. Era l’oggetto di una serie di ricorsi presentati alla CEDU, la Corte europea dei Diritti Umani, che però ha dato ragione a Roma. Nella nota dei giudici alla sentenza si legge infatti:

“Il desiderio delle coppie di veder riconosciuto un legame tra i bambini e i loro genitori intenzionali non si è scontrato con un’impossibilità generale e assoluta, dal momento che avevano a disposizione l’opzione dell’adozione e non l’avevano utilizzata”

I giudici: “Avevano a disposizione l’adozione”

Ricorsi respinti dunque perché, in pratica, il mancato riconoscimento da parte delle autorità italiane non avrebbe impedito alle coppie, anche eterosessuali, di vivere la propria vita familiare. La decisione della CEDU arriva proprio mentre nel nostro Paese lo scontro politico e civile sul tema è accesissimo. Solo lunedì scorso ha fatto molto discutere la decisione della Procura di Padova di impugnare 33 trascrizioni di atti di nascita di bambini nati da coppie di mamme. La vicenda ha scosso e alimentato il dibattito perché le trascrizioni erano avvenute a partire dal 2017 a oggi, ma soprattutto perché i giudici hanno chiesto di modificare i certificati togliendo l’indicazione della madre non biologica come secondo genitore.

Roccella: “Utile sanatoria per bimbi nati finora”

Non solo, l’Esecutivo Meloni ha recentemente presentato un disegno di legge per prendere la gestazione per conto di altri reato universale. Sul tema, è intervenuta nuovamente la ministra alla Famiglia e alle Pari Opportunità Eugenia Roccella, che durante la registrazione di un programma televisivo ha aperto a una sanatoria per i bimbi nati con questo metodo:

“Dovremo pensare a una sorta di sanatoria, una volta che ci sarà la nuova legge per la perseguibilità dell’utero in affitto, anche per chi lo fa all’estero, visto che in Italia è già vietato per fortuna. Io penso che sia utile introdurre una soluzione legale che non sia un modo di aggirare le leggi per i bambini nati fin qui”.