Pietro Orlandi parla alla viglia dei 40 anni della scomparsa della sorella Emanuela e di un sit-in che si svolgerà nella giornata di domenica 25 giugno, spendendo parole molto dure verso l’atteggiamento del Vaticano e confidando in un gesto di Papa Francesco. Una lotta quella per ottenere la verità commovente, che ha portato alla Feltrinelli di Via Vittorio Emanuela Orlando a Roma centinaia di persone per assistere alla presentazione del libro “Cercando Emanuela” dell’avvocato Laura Sgrò. La donna dal 2017 si batte al fianco di Pietro Orlandi e che ha riacceso in lui la fiamma della speranza, che sembra però essersi affievolita da quanto accaduto nelle ultime settimane. TAG24 era presente all’evento e ha avuto modo di realizzare un’intervista esclusiva a Pietro Orlandi.
Pietro Orlandi l’intervista video per i 40 anni dalla scomparsa di Emanuela Orlandi
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Pietro Orlandi nel corso del dialogo con il pubblico ci tiene a chiarire di non avere mai accusato di pedofilia Papa Giovanni Paolo II, ma che gli erano stati attribuiti dei virgolettati totalmente inventati al fine di screditarlo. Al suo fianco come sempre l’avvocato Laura Sgrò e proprio per questo a TAG24 ci tiene innanzitutto a ringraziarla per la battaglia che sta combattendo: “L’ho conosciuta nel 2017 e ha lavorato tantissimo dedicando tanto tempo alla nostra storia. Tutta la mia famiglia le è grata, non è facile avere un impatto con questa storia perché vuol dire scontrarsi con certi ambienti duri. Il Vaticano non è solo quello che appare”.
Pietro Orlandi confessa di avere un solo rimpianto dopo 40 anni di attesa e di lotta: “Forse avrei agito prima come sto facendo adesso, io e la mia famiglia ci siamo fidati per troppo tempo di certe persone. Davamo fiducia a certi ambienti del Vaticano e agli inquirenti questo soprattutto quando c’era ancora mio padre, loro ci dicevano di stare tranquilli che stavano lavorando per arrivare alla verità. Dovevo rompere le scatole prima”.
“Certo con i social è cambiato tutto, prima del 2000 non era facile organizzare una manifestazione”, conferma quando gli chiediamo del grande affetto popolare per Emanuela Orlandi sottolineando quale sia stato il vero momento di svolta per un coinvolgimento globale sulla vicenda “Il documentario di Netflix mi ha aiutato tantissimo, il 21 ottobre mi sono arrivati messaggi da ogni angolo della terra. Questo mi ha colpito molto perché dall’India ad esempio hanno cercato il mio nome per darmi solidarietà. Questo ha spinto all’apertura dell’inchiesta Vaticana, poi si è aggiunta la solidarietà delle istituzioni con l’applauso e l’unanimità alla Camera dei Deputato. Si è creata una situazione di difficoltà nella politica che sta rallentando al Senato”
Pietro Orlandi attacca il Vaticano, ma fiducia in Papa Francesco
La commissione d’inchiesta parlamentare votata con il plauso unanime di Montecitorio è incagliata a Palazzo Madama, sintomo di un forte asservilismo della politica verso la chiesa secondo Pietro Orlandi: “Il Vaticano non gradisce la Commissione e lo ha fatto capire quando il Senato ha voluto dei chiarimenti convocando anche il promotore di giustizia Vaticana Diddi. Lui lì ha parlato al nome del Vaticano spiegando che la commissione sarebbe stata un’intromissione perniciosa rispetto alle indagini, un brutto messaggio“, poi quando gli chiediamo se per Vaticano intenda Francesco o quegli ambienti che ne vorrebbero la rinuncia al soglio di pontificio non si sbilancia “Non faccio differenze tra frange pro o contro il Papa. Posso dire però che è stato lui a voler aprire l’inchiesta, spero che lo abbia fatto per avere chiarezza e non per usare Emanuela per altri interessi. Io dopo aver parlato con Diddi un giorno intero ho visto la volontà di fare chiarezza, ma poi ho letto nei giorni seguenti cose che mi hanno fatto ricredere”.
L’appuntamento è dunque per domenica a Castel Sant’Angelo il 25 giugno per poi marciare silenziosamente fino a Piazza San Pietro per ascoltare l’Angelus, dopo che il Campidoglio non ha dato disponibilità di ospitare una manifestazione come invece era accaduto nel 2011: “Io vado in Vaticano apposta per sentire Papa Francesco parlare di Emanuela. Loro sono stati avvisati, non ci sarebbe nulla di male e non farebbe piacere soltanto a me. Il Papa ha aperto un’inchiesta per fare chiarezza, se nel giorno del 40esimo desse un segnale di speranza per ottenerla sarebbe qualcosa di molto positivo”.
Le dichiarazioni del magistrato Capaldo
Nelle ultime ore è tornata alla ribalta la figura del magistrato Capaldo, che si è occupato del caso fino dal 2008 al 2012 in qualità di procuratore aggiunto di Roma e secondo il quale Emanuela Orlandi è sparita perché sapeva troppo. Le sue frasi non hanno sorpreso Pietro Orlandi, il primo a riportarle già ormai 7 anni fa: “Le dichiarazioni di Capaldo io le ho cominciate a rendere pubbliche nel 2016, io chiedevo a tutti perché non andate a bussare alla porta di Capaldo? Nessuno lo ha fatto, tutti dicevano fossero stupidaggini. Ora lui lo ha detto e rimane comunque una cosa vaga. Ha dato disponibilità a parlare con il Vaticano o alla Commissione Parlamentare”.
L’attesa di Pietro Orlandi e della sua famiglia è dunque tutta per domenica prossima, quando dalla finestra dell’Angelus tutti si aspettano una parola di conforto da Papa Francesco sulla ragazza con la fascetta scomparsa ormai da 40 anni.