Decreto Lavoro, ultime battute in Aula al Senato per le misure relative al nuovo Assegno di inclusione e occupabilità dei percettori, smart working nella Pubblica amministrazione e ricostruzione dei contributi per la pensione dei lavoratori iscritti alla Gestione separata Inps. Nell’approvazione della conversione del decreto varato lo scorso 1° maggio, il governo guidato da Giorgia Meloni dovrebbe stanziare altre risorse per evitare tagli in ambito di disabilità, sia per quanto concerne il nuovo Reddito di cittadinanza che scatterà a partire dal 1° gennaio 2024, sia per la proroga dei lavoro a distanza. Più nel dettaglio servono una quarantina di milioni di euro per evitare tagli al fondo dei disabili per l’Assegno di inclusione, con una rimodulazione della scala di equivalenza per le famiglie percettrici del sostegno.
Dovrebbe arrivare una mini-proroga, invece, per lo smart working nella Pubblica amministrazione, sia per i dipendenti fragili che per quelli con figli fino a 14 anni di età.
Decreto Lavoro, ultime novità su Assegno di inclusione: quali lavori si possono rifiutare e presenza di disabili in famiglia
Novità sono attese dalla conversione del decreto legge “Lavoro”, in arrivo nella giornata di oggi in Aula al Senato, sul nuovo Assegno di inclusione. Due sono le questioni aperte dal nuovo sussidio che sostituirà il Reddito di cittadinanza dal 1° gennaio 2024. Il primo riguarda l’occupabilità dei componenti delle famiglie che ne percepiscano l’indennità, il secondo i tagli ai componenti disabili che dovrebbero essere ripristinati con nuove risorse stanziate dal governo. Nel dettaglio della nuova misura, per i nuclei familiari beneficiari con figli di età entro i 14 anni, l’accettazione di un lavoro da parte dei soggetti occupabili è subordinata a due situazioni principali:
- obbligo di accettare l’offerta di occupazione per lavori distanti entro gli 80 chilometri o entro il limite di due ore di spostamento con i mezzi pubblici;
- possibilità di non accettare il lavoro al di sopra di questi limiti, anche se dovesse trattarsi di offerta di occupazione con contratto a tempo indeterminato.
L’altro aspetto dell’Assegno di inclusione riguarda la presenza di soggetti con disabilità o non autosufficienti nelle famiglie beneficiarie della misura. Nel dettaglio, il nuovo sostegno che prenderà il posto del Reddito di cittadinanza dal 1° gennaio 2024, potrebbe essere rivisto nel calcolo della scala di equivalenza, prevedendo il ripristino del valore assegnato dall’Attuale scala del Reddito di cittadinanza, pari a mezzo punto per i minori disabili o non autosufficienti, e l’introduzione di un ulteriore punteggio di 0,2 per ogni altro componente adulto che si trovi in condizione di disagio bio-psico-sociale. Per questi ultimi soggetti è necessaria la certificazione di inserimento in programmi di cura dell’amministrazione pubblica. Con il maggior punteggio nella scala di equivalenza, le famiglie con disabili tra i componenti avrebbero sia un limite reddituale maggiore nell’accesso al nuovo Assegno di inclusione, che un maggiore importo mensile spettante.
Smart working, contratti a termine e recupero contributi per la pensione
Va verso una risoluzione anche la questione dello smart working per i lavoratori della Pubblica amministrazione. In questo caso, sono due le casistiche legate alla possibilità di lavoro a distanza. La prima riguarda i lavoratori fragili, la seconda i dipendenti con figli fino a 14 anni di età. In entrambe le situazioni, la conversione del decreto legge “Lavoro” dovrebbe contenere una mini-proroga dal 30 giugno (attuale scadenza) al 30 settembre 2023.
Tale proroga riguarda, dunque, i lavoratori del pubblico impiego, mentre per i lavoratori privati la proroga del lavoro a distanza è già arrivata fino al 31 dicembre 2023. Ulteriori novità dovrebbero riguardare anche i contratti a termine, sui quali si era discusso molto per le modifiche del decreto “Lavoro” in merito alla causale. La conversione del provvedimento dovrebbe contenere la novità dei rinnovi (e non solo delle proroghe) senza causali per una durata del rapporto di lavoro fino a dodici mesi.
Infine, le partite Iva, i commercianti, gli artigiani, i liberi professionisti e gli agricoltori autonomi potranno ricostruire la propria posizione previdenziale con l’Inps ai fini della futura pensione a seguito del saldo e stralcio su debiti contributivi per importi (annullati) fino a 1.000 euro e relativi al periodo 2000-2015. In altre parole, se i debiti derivanti da contributi non versati sono stati annullati, i lavoratori autonomi hanno la possibilità di richiedere all’Inps di ricostruire i contributi annullati e di pagare il tutto a rate o in un’unica soluzione entro il 31 dicembre 2023.