L’intervista di Tag24.it al prof. Matteo Saudino, conosciuto sui social come Barbasophia. Essere un canale capace di produrre contenuti divulgativi è veramente tosto in un mondo virtuale che offre sfoghi agli istinti più bassi dell’essere umano ma non è un’impresa impossibile.

L’intervista di Barbasophia a Tag24: “Sbagliato demonizzare i social”

I social sono una proiezione della società e la loro demonizzazione è una caccia alle streghe che si ripropone alla prima occasione utile. A parlare a Tag24.it è Matteo Saudino, ideatore del canale Barbasophia: un progetto di divulgazione iniziato “per gioco” come ci racconta e che nel giro di pochissimo tempo è riuscito a diventare il primo canale Youtube italiano a trattare in maniera approfondita e critica temi di filosofia che a un primo impatto possono sembrare complessi ma che il prof Saudino riesce a rendere appetibili a tutti. Ecco le sue parole a Tag24.it.

Come giudica questa demonizzazione dei social dopo i fatti Casal Palocco?

La demonizzazione dei social è la classica caccia alle streghe, ci sono contenuti di diversa natura e alla prima occasione si fa crociata contro i contenuti più stupidi. I social sono una proiezione della società e ricordiamo anche che una società fondata su miti come gloria, denaro e successo istantaneo è normale che possa produrre film, canzoni o contenuti social che rispecchiano ed esaltano questi miti. Al posto di demonizzare i social dovremo ragionare profondamente sulla nostra società.

Come si fa a rendere un contenuto divulgativo interessante?

Si tratta di una questione molto complessa. L’essere umano ha delle pulsioni e dei desideri di godimento ed abbandono ad istinti che vanno a trovare spesso una loro soddisfazione in prodotti social o televisivi, noi abbiamo da quarant’anni una tv commerciale prima e pubblica adesso che ha sdoganato e liberato gli istinti più bassi: volgarità, insulti, corpi e merce. I social hanno dato l’opportunità alla gente di crearsi una prospettiva di successo e si sa che è possibile fare followers anche sfruttando questi istinti bassi. Esiste poi una via più faticosa, lavorare sull’aspetto passionale e logico nel rispetto e sulla via dell’educazione e dell’innovazione con proposte intelligenti capaci di rompere il muro della noia e dell’austerità. E’ importante coniugare la leggerezza alla simpatia nella trattazione di temi importanti per la nostra convivenza civile.

Il suo è uno dei canali di divulgazione più famosi in Italia: come nasce Barbasophia?

Nasce un po’ per gioco e per spirito di sperimentazione. Un giorno c’erano pochi studenti nella mia classe per le Olimpiadi di matematica e tanti erano impegnati e quasi per caso ho registrato una lezione su Pitagora così che anche gli assenti potessero usufruirne. Quella lezione è stata poi caricata sui social. Successivamente ho aperto diversi profili sui social e il mio canale Youtube è diventato quello più famoso per la filosofia in Italia.

La scuola prepara le persone ad affrontare i social?

La scuola deve anche affrontare questi aspetti. La premessa però è la seguente: si chiede tanto alla scuola perché è importante ma anche perché ‘libera’ dalle responsabilità anche altrui. La scuola non può fare tutto ma deve sicuramente aprirsi ai social e al digitale anche perché è una parte importante del mondo. Non si torna indietro, si può cambiare andando in avanti: il digitale oggi è dominante e ci viviamo maggior parte della giornata. I giovani sono i maggiori consumatori e così li vuole la società, la scuola deve provare a farli diventare non dei consumatori ma dei fornitori del digitale in modo critico: non essere quindi dominati dal digitale ma esserne padroni.

Oggi e domani la prima e la seconda prova della maturità: cosa ha detto ai suoi studenti?

In questa occasione ho fatto video e dirette dove ho invitato a vivere questo momento con serenità. Il voto di maturità ha perso peso e solo in alcuni casi lavorativi vale ancora, ma quasi tutte le università non lo usano più come coefficiente. Un altro invito è stato sulla scelta della traccia: bisogna andare su quella sulla quale ci si sente più sicuri e saper sempre dare un proprio contributo. I ragazzi devono argomentare la propria opinione sempre, altrimenti non si diventa mai adulti: si diventa grandi proprio quando si è responsabili delle proprie scelte e delle proprie opinioni.